Siamo tutti ad Assisi
Nessuno può chiamarsi fuori dall’incontro di Assisi di oggi a 25 anni da quello promosso da Giovanni Paolo II. Credenti o atei assoluti, nessuno può restare indifferente davanti allo sforzo sincero delle fedi di spingere la pace un po’ più in là. Perché le religioni hanno una voce essenziale nella vita delle persone e dei popoli. Perché possono accendere micce di odi e di contrapposizioni motivate secondo le più nobili delle ragioni o annunciare la pace più autentica che supera quella delle cancellerie e dei trattati. Nella luce di Francesco e di Chiara, santi della pace, Assisi non è solo una cornice, né un semplice auspicio. Diventa impegno e promessa. Luce da accendere sul mondo per un atto di rinuncia. Alla violenza di ogni tipo. Un atto di annuncio. Del tempo nuovo della pace piena. Di denuncia. Delle ingiustizie che la forza delle fedi non deve mancare di chiamare per nome. Siamo tutti ad Assisi. A pregare o almeno a fare il tifo non solo per un mondo senza guerre ma soprattutto per un domani di dignità piena per ogni uomo e ogni donna. Dove i diritti vengano riconosciuti, la giustizia abbatta gli egoismi delle oligarchie economiche e la terra risplenda di bellezza.