Giovanni XXIII patrono dell’esercito?
Sono andato a rileggere l’enciclica Pacem in terris. Poi, come è corretto fare in questi casi ho inserito qualche parola da trovare, del tipo “esercito” oppure “forze armate” oppure “armi”. Volevo comprendere in quale passaggio della più conosciuta enciclica del Papa buono ci fosse un incoraggiamento all’uso delle armi o un sostegno all’esercito. Ebbene la parola “esercito” non è mai citata. Nemmeno nel senso retorico per cui i militari sono le sentinelle della pace. Quando ho cercato “forze” mi si è evidenziato “forze umane” e quando ho cercato armi sono emerse molte citazioni ma soltanto con l’invito a non costruirle e a non utilizzarle. “È un obiettivo reclamato dalla ragione – si legge nella Pacem in terris. È evidente, o almeno dovrebbe esserlo per tutti, che i rapporti fra le comunità politiche, come quelli fra i singoli esseri umani, vanno regolati non facendo ricorso alla forza delle armi, ma nella luce della ragione; e cioè nella verità, nella giustizia, nella solidarietà operante”. Nonostante questa evidenza, il 24 ottobre scorso il vescovo-generale delle forze armate mons. Pelvi ha celebrato una messa in Ara Coeli in preparazione della giornata odierna delle forze armate “per promuovere la devozione, quale Santo Patrono dell’Esercito” di Giovanni XXIII. La motivazione? Durante il primo conflitto mondiale il seminarista Roncalli interruppe gli studi per servire nel forze armate al posto del fratello che era molto più utile nei campi per sostenere la famiglia. S’è guardato bene, il vescovo-generale dal riferire che Giovanni XXIII tacciava la guerra come “alienum a ratione” ovvero roba da manicomio! (la traduzione è di don Tonino Bello).