Un caffè sospeso
Poteva capitare d’aver vinto una somma al lotto o semplicemente d’essere felice per una risposta positiva a lungo agognata e finalmente giunta, oppure perché aveva trovato soluzione una situazione intricata... per qualcuno era semplicemente un’abitudine. Un’usanza tutta napoletana. Una persona entrava nel bar, chiedeva un caffè e ne pagava due, uno per sé e l’altro per uno sconosciuto che nella giornata si sarebbe affacciato chiedendo: “C’è un caffè sospeso?”. Un gesto semplice, non elemosina ma condivisione. Un gruppo di napoletani ha ripreso questa tradizione e l’ha riproposta su vasta scala chiedendo anche l’adesione di persone note come il sindaco de Magistris, Erri De Luca, Alex Zanotelli, Franca Rame... “Mi associo all’offerta di un caffè sospeso, - ha scritto Erri De Luca - per il passante che si affaccia e chiede un benvenuto. Glielo lascio in caldo a ritirarlo quando vuole”. Il gruppo del “caffè sospeso” propone questa pratica in tutta Italia. Penso al Royal Cafè di Lampedusa in cui molti migranti hanno trovato un minimo di conforto grazie ai giornalisti e ai lampedusani che hanno lasciato un caffè sospeso durante i giorni di maggior afflusso di stranieri. Il 10 dicembre scorso, Giornata Mondiale dei Diritti Umani, si è celebrata anche la Giornata del Caffè Sospeso. E adesso la pratica si allarga a macchia d’olio. 7 festival culturali italiani si sono stretti attorno alla pratica del caffè e hanno iniziato a scambiarsi idee, informazioni, esperienze, pratiche e altro... perché in questo tempo di tagli alla cultura è fondamentale sopravvivere e addirittura crescere insieme.