Il cimitero della coscienza
E ultima arrivò la statistica dell’ONU. Numeri. Solo numeri. Eppure persone. “Almeno 1500 persone, migranti e rifugiati, hanno perso la vita nel corso del 2011 tentando la traversata del Mediterraneo in direzione dell’Europa”. Dichiarazione ufficiale dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. Aggiungendo che si tratta di un bilancio cauto e prudente. Ma non aggiungendo alcun commento sulle responsabilità di quelle morti. Morti di seconda pagina. Coscienze senza macchia che hanno segnato un record senza precedenti. 58.000 sono invece quelli che ce l’hanno fatta. A metter piede sulla terraferma. Forse per essere rispediti sbrigativamente al mittente. Forse per attendere eternamente in un centro. Galera o apartheid. Dalla fame alla disperazione saltando la casella della speranza. Il monopoli della dignità è un mare senza pietà. Uno scoglio chiuso. Una coscienza collettiva cieca e sorda che si risveglia dal suo torpore al naufragio sottocosta di una nave da crociera. E non depone un fiore nel cimitero del mare.