Democrazia fiscale
Io credo nelle forme di democrazia fiscale e le amplierei. Si tratta della libera scelta dei contribuenti di destinare parte delle proprie tasse ad alcuni servizi invece che ad altri. Quello che oggi avviene con il 5 e l’8 per mille dovrebbe poter avvenire da parte dei cittadini per scegliere se rafforzare le politiche di difesa, istruzione, sanità, sociale, cooperazione... Ancora di più questo sarebbe lo strumento idoneo per il finanziamento pubblico dei partiti. Ciascun cittadino può riservare un’aliquota al partito che intende rafforzare. Ovviamente è libero di devolvere una quota più alta entro un tetto prefissato. Come prefissato deve essere anche il limite del bilancio dei partiti stessi per garantire un reale confronto democratico. Non deve vincere il partito che ha più soldi, ma solo quello che ha la forza di proposte più efficaci. E soprattutto nessuno avrebbe una cassa da imboscare o con cui sparire, né soldi da investire in operazioni spericolate. Questo centra col codice penale e non con la democrazia. Se ci sono arrivato io, mi chiedo come ha fatto il Parlamento a non pensarci prima! Ma forse una risposta ce l’ho.