Il baratto delle frequenze
Nella mentalità comune si è come radicata l’idea che tecnico possa significare neutrale e così non è. Non può essere. I ministri di questo governo saranno pure tecnici ma hanno una loro idea di economia, di Italia, di società... al punto che il Presidente Monti arriva ad affermare pubblicamente che la sua speranza è di “cambiare il modo di vivere degli italiani”. In che modo e in quale direzione non c’è dato sapere se non alla luce dei trascorsi, delle competenze e delle idee cui Monti si ispira. Sarà anche tecnico questo governo ma certo ha bisogno dei voti “politici” in Parlamento! E tra i banchi di prova della correttezza delle decisioni e della volontà del Governo vi è una questione spinosa che sembra essere stata rimossa dal dibattito: l’assegnazione delle frequenze televisive. È chiaro che lì sono presenti notevoli interessi dell’ex premier e che l’assegnazione gratuita decisa dal precedente ministro per lo sviluppo economico Paolo Romani non era né equa né giusta. Soprattutto penalizzava l’economia del Paese cui un po’ di soldi in più da recuperare tramite un’asta non farebbero male. Ma finora niente. Agli italiani non resta che sperare che questo affare non diventi merce di scambio. Ovvero che si baratti l’appoggio del partito di maggioranza relativa con il silenzio sull’assegnazione delle frequenze. Un accordo di sottobanco. Un accordo necessario per la sopravvivenza del governo. Ai cittadini italiani costretti ai sacrifici, interessa capire se il governo ha deciso di abbuonare quei miliardi a chi di soldi ce ne ha già tanti. Per questa ragione, non perdiamoli di vista.