DISARMO

Residui di Guerra Fredda

Dalla pubblicazione in italiano del rapporto di Pax Christi IKK, un’indagine accurata sul possibile disarmo nucleare nei Paesi Nato.
Maurizio Simoncelli (Consiglio Direttivo Archivio Disarmo)

Un fantasma si aggira per l’Europa: sono le bombe nucleari tattiche B-61 della NATO. Tali armi non sono oggetto di trattati bilaterali sulla riduzione degli armamenti in vigore tra Usa e Russia (gli accordi New Start tra Obama e Medvedev dell’aprile 2010 erano relativi solo alle armi nucleari strategiche).
Che differenza c’è tra i due tipi di armi?
Le armi nuclerari strategiche sono quelle trasportate da missili a gittata intercontinentale basate al suolo (ICBM), da missili a lunga gittata basati su sommergibili (SLBM) e le bombe trasportate dai bombardieri a lungo raggio d’azione. Quelle non strategiche comprendono sia le armi nucleari intermedie (missili cruise e balistici di gittata compresa tra i 500 e i 5500 Km), sia quelle a breve gittata o tattiche (missili a breve gittata e antiaerei, bombe gravitazionali trasportate da aerei, ecc.).
Le bombe B61 fanno parte di quest’ultimo gruppo e sono destinate a essere usate su teatri di battaglia relativamente vicini (1.000-1.500 km) per fermare un’eventuale invasione nemica.
Le bombe possono essere trasportate dagli aerei statunitensi F-15E e F-16C/D e dagli aerei delle forze europee, come gli F-16 belgi, olandesi, turchi e i tornado italiani e tedeschi. Le bombe sono custodite sotto il controllo americano dagli US Munitions Support Squadrons (Munss). Si stima un arsenale di circa 150-200 bombe dislocate in cinque Paesi in sei basi: Belgio, Germania, Italia, Olanda, Turchia. Sono armi ormai obsolete, ma continuano a far parte dell’arsenale NATO.
Un recente studio “Withdrawal Issues. What NATO countries say about the future of tactical nuclear weapons in Europe”, svolto da Susi Snyder e Wilbert van der Zeijden per conto di IKV Pax Christi, affronta i motivi per cui i partners della NATO continuano a tenersi queste “vecchie” armi in dotazione. Nel rapporto (tradotto in italiano dall’Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo con il titolo “B61: residui di Guerra Fredda. Le posizioni del Paesi della Nato sulle armi nucleari tattiche in Europa” e disponibile on line sul sito www.archiviodisarmo.it), i due autori hanno rivolto una serie di domande alle delegazioni del Paesi Nato a Bruxelles, arrivando a dimostrare che, nonostante almeno la metà dei Paesi Nato sia favorevole a una rimozione di queste armi, i retaggi della Guerra Fredda ostacolano il processo.

Disarmo nucleare
Incredibilmente, tra i principali fautori di una loro rimozione dal territorio europeo ci sono alcuni dei cinque Stati che “ospitano” le armi (solo l’Italia e la Turchia sono meno convinte, ma non contrarie). Anche gli Stati Uniti sono favorevoli, sebbene ne siano i proprietari. Anzi la maggioranza dei Paesi, compresi quelli ex-comunisti, si dimostra favorevole o comunque non contraria a un loro ritiro. Solo Francia, Lituania e Ungheria appaiono contrarie.
Come si è giunti a questo? In realtà di disarmo nucleare si sta parlando sempre più insistentemente negli ultimi anni. Infatti, dopo la lettera scritta dal cd. “Gruppo dei quattro” (H. Kissinger, G. Schultz, S. Nunn e W. Perry,) sul “Wall Street Journal” nel 2007, si è cominciato a parlare di Global zero (disarmo nucleare totale) nei più diversi contesti internazionali: il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha elaborato, nel 2008, un piano in cinque punti per il disarmo; il presidente degli Stati Uniti Obama ha fatto un discorso storico a Praga nel 2009, da cui è scaturita una vera e propria “Agenda per il disarmo”. Inoltre, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, attraverso la risoluzione 1887 del 2009, ha raccomandato a tutti gli Stati membri di perseguire l’obiettivo del disarmo nucleare; nel 2010 si è conclusa la Conferenza per il riesame del Trattato di non proliferazione nucleare con l’approvazione da parte di 189 Paesi di un documento finale verso il disarmo nucleare. Tutto questo ha riaperto il dibattito sulle armi nucleari tattiche, le quali, però, non sono ancora contemplate in nessun accordo.
Anche il nuovo Concetto Strategico della Nato, elaborato nel 2010, per la prima volta ha espresso la volontà dell’Alleanza di partecipare alla “corsa al disarmo”, ma non ha accennato alle armi tattiche (come il New START del 2010). Il “momento” di discussione più adatto, a questo punto, sarà la Revisione del Modello di Difesa e Deterrenza della Nato, che si terrà nel 2012.
Inoltre, un altro argomento favorevole alla rimozione è il fatto che tali armi non sono considerate più utili alla deterrenza. Un tempo si pensava che lo fossero perché, in caso di attacco nucleare da parte dell’Unione Sovietica nei confronti dell’Europa, gli Stati Uniti non sarebbero stati costretti a intervenire con un contro-attacco nucleare su scala globale. Ma oggi questo sistema di difesa è considerato inefficace e obsoleto e si pensa di sostituirlo con un sistema di difesa missilistico sul suolo europeo.

Difesa e deterrenza
Eppure, nonostante tutto ciò, non sembra che si riescano a fare passi in avanti in questo settore. Perché? La Nato fatica a uscire dalla vecchia mentalità di difesa e deterrenza, di cui le armi nucleari tattiche sono un pilastro. Quali altre forme di coesione dell’Alleanza sostituiranno quelle vecchie? Se la risposta a questa domanda verrà trovata, rimangono altri due ostacoli ben più difficili da rimuovere: il no della Francia e la mancanza di volontà della Russia di procedere a un’analoga rimozione delle proprie armi nucleari tattiche. La Francia non vuole ridiscutere la politica del nuclear sharing perché teme che vengano meno i presupposti di sicurezza garantiti dai vecchi schemi, che venga messo in discussione il suo ruolo nucleare in ambito europeo. La Russia aveva già rimosso le proprie armi nucleari tattiche dal territorio dei Paesi dell’Europa orientale dopo la dissoluzione del Patto di Varsavia. Sui confini russi, però, ne sono schierate ancora molte. Esse costituiscono una minaccia per i Paesi Nato, ma la Russia vuole mantenerle come deterrenza per un attacco di tipo convenzionale, vista la superiorità europea da questo punto di vista.

Proposte
Secondo i due studiosi, gli Stati Uniti dovrebbero cominciare, su mandato del Gruppo di pianificazione nucleare, i negoziati con la Russia, promettendo la rimozione delle proprie armi dal suolo europeo e cercando di ottenere, nel frattempo, un impegno sul disarmo che includa anche le armi nucleari tattiche. I tempi non possono essere dilatati all’infinito: entro un anno dall’entrata in vigore del Trattato New Start, il presidente Obama ha promesso di provare a coinvolgere la Russia nelle trattative.
Il resto dovrebbe farlo la Nato nel suo insieme: una volta ottenuta la reciprocità con la Russia, dovrebbe rassicurare la Francia che il suo ruolo nucleare non verrà alterato in seguito alla rimozione delle armi nucleari dai cinque Paesi europei. Inoltre, dovrebbe trovare alternative alle armi nucleari tattiche per la deterrenza, per poi proporle in sede di Revisione del Modello di Difesa e Deterrenza.

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