Colloqui di giustizia e di pace
Mons. Giudici introduce il colloquio sulla base del testo inviato telematicamente, richiama i punti essenziali del Messaggio di Benedetto XVI e invita a precisare alcuni aspetti legati all’azione educativa di Pax Christi: come educare alla pace, cosa aiuta l’educazione alla pace...
Oltre al Presidente, il parere comune dei presenti è quello di dedicare almeno un giorno l’anno a una conversazione formativa, aperta a tanti (CN, Centro Studi, coordinamenti, persone e punti pace disponibili) slegata da immediati vincoli organizzativi, operativi, istituzionali.
Il Messaggio del Papa viene affrontato mettendone in evidenza luci e ombre, il detto e il non detto (aperto anche a un’interpretazione innovatrice). Risulta una buona base di partenza (ripresa, allargata e concretizzata dal numero di dicembre 2011 di “Mosaico di pace”).
Peccato che, salvo eccezioni, su giustizia e pace, la comunità ecclesiale sia spesso distratta o assente, legata in modo parziale ad alcune tematiche (i classici “valori non negoziabili”) o ad alcuni progetti di epoca ruiniana. Non si evidenziano disponibilità all’autocritica (“penitenza”) sia nei confronti di complicità col berlusconismo sia verso credenti carichi di incrostazioni dogmatiche e formalistiche, portatori di linguaggi schematici o generici che allontanano giovani.
Scarsa appare la propensione al dialogo tra cattolici. Limitata la capacità di cogliere, anche nella critica, un’occasione di conversione e di cambiamento. Lontana sembra la nascita di un’opinione pubblica ecclesiale determinata su giustizia e pace, temi rilevanti per la nostra vita, decisivi per il mondo carico di violenza e per la credibilità del messaggio evangelico.
Ogni realtà ecclesiale, ogni movimento, deve entrare in cammini relazionali puntando sulla credibilità, sulla coerenza, sulla capacità di alimentare la fiducia.
Pax Christi, tra l’altro, è movimento di educazione alla pace e alla giustizia, un movimento di testimonianza da attivare valutando bene il contesto in cui opera, adottando linguaggi e modalità di intervento aperti al futuro, oltre la rassegnazione, il conformismo, il senso di impotenza, le delusioni per gli insuccessi del movimento per la pace (dall’Afghanistan alla Libia), l’eclissi della democrazia (ad es. il tentativo di annullare i risultati del referendum sull’acqua), la scarsa predisposizione a valutare la realtà come insieme di conflitti da riconoscere, affrontare e gestire in modo costruttivo.
La conversazione insiste sul triplice tormentato intreccio: pace e giustizia, giustizia e perdono, conflitti e loro gestione nonviolenta in itinerari di “riconciliazione nella giustizia e nella verità” (dalla comunità ecclesiale alla società nazionale alla politica internazionale), tema di grande rilevanza esistenziale, filosofica, etica e teologica.
Decisive per tutti risultano alcune attenzioni “pedagogiche”: la necessità di educarsi in modo permanente, l’idea non tanto di educare i giovani ma di educarsi con i giovani alla giustizia e alla pace, la centralità della relazione educativa che tutti coinvolge e trasforma, la condivisione di un cammino comune, la qualità dello stare assieme, il piacere di farlo. In effetti: nessuno educa nessuno, nessuno si educa da solo, ci si educa nella relazione. Centralità della relazione educativa vuol dire creare percorsi formativi partecipati, ambienti educativi significativi, luoghi-momenti carichi di empatia con persone (soprattutto adulte) veraci, credibili, affidabili, capaci di mettere in comune esperienze, problemi e desideri, di individuare i conflitti per gestirli in modo nonviolento, di entrare nelle reti di cittadinanza attiva, di buone pratiche sociali ed ecclesiali.
Come compito urgente da affrontare, paradossalmente, con calma e lucidità, è emersa la capacità di ascoltare e di ascoltarsi, di accompagnare esperienze comuni, di relazionarsi, di lavorare assieme (tra noi e con altri), di porre segni di speranza, di risvegliare la fiducia nella possibilità di cambiare.
Tra i temi teologici sfiorati: la pace come dono di Dio all’umanità, il valore della preghiera e della contemplazione, il perdono cristiano, il dolore e la teologia della Croce, la passione di Cristo come rivelazione della nonviolenza radicale (superamento di ogni ideologia vittimaria), la centralità dell’amore nell’assunzione del dolore, la ricerca della felicità.
In ambito ecclesiale emergono alcune priorità: fare memoria del Concilio (c’è anche il percorso “Il Vangelo che abbiamo ricevuto” o il sito “Viva il Concilio”...), difendere la Costituzione italiana, sviluppare un rapporto innovatore tra Chiesa e politica, aiutare una ricerca teologica di alto profilo nel settore della pace, accompagnare il cammino ecumenico con una credibile identità nonviolenta, superare ogni ideologizzazione della fede nei conflitti internazionali (es. Israele e Medio Oriente), favorire il dialogo ecclesiale a tutto campo (a Milano è partito un “laboratorio di sinodalità laicale”), diffondere stili di vita basati sulla sobrietà, promuovere la cittadinanza umana.
In ambito civile, politico e giuridico: fecondare l’indignazione con la fiducia costruttiva e con la nonviolenza trasformatrice; rendere persuasiva, efficace e praticabile la nonviolenza; attivarla-organizzarla come “politica di pace con mezzi di pace”, con tutti gli strumenti del diritto internazionale, la centralità di un’Onu rinnovata, forme di difesa nonviolenta, corpi civili di pace, interventi civili di pace... rilanciando l’Europa per nuovo ordine economico internazionale; diffondere il magistero di pace della Chiesa, le iniziative del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace in collegamento con Pax Christi International.
Il Convegno di Brescia di fine dicembre 2011sul tema Disarmo vuol dire futuro per un’economia di giustizia e di pace è stato apprezzato sia per l’organizzazione che per la trattazione di problemi concreti. Ha rilanciato la Campagna contro gli F 35 e la corsa agli armamenti con un documento programmatico sul disarmo e una lettera di mons. Giudici che alcuni organi di stampa hanno diffuso. In ambito politico si comincia a parlare di tagli e di riduzione delle spese nel settore armi. “Famiglia cristiana” ha dedicato il suo editoriale del n. 3, gennaio 2012, all’argomento disarmo col titolo “Tagliamo le ali ai nostri caccia F-35” riprendendo di fatto l’argomentazione di Pax Christi.
“Mosaico di pace” ha costruito il numero di dicembre 2012 attorno all’educare alla giustizia e alla pace, presentando un’ampia panoramica (teologica, ecclesiale, etica, economica, sociale, politica) su temi e iniziative. Può essere utilizzato per attività dei punti pace con altre associazioni in ambito sia civile che ecclesiale.
Altro strumento importante è l’opuscolo, curato da Pax Christi, Peace in pieces. Percorsi di nonviolenza, presente presso tutti gli uffici di Pastorale giovanile delle diocesi, ricco di itinerari formativi e di percorsi operativi per l’educazione alla pace in ambito ecclesiale.
Il Centro Studi sta pensando a rilanciare in modo articolato e itinerante la sua presenza inserendo nella sua programmazione la tematica del rapporto tra giustizia e perdono..