NONVIOLENZA

Non possiamo tacere

La testimonianza nonviolenta delle suore domenicane statunitensi.
Patrizia Morgante

Continuano a essere fonte di ispirazione per tutti i cristiani le suore Carol, Ardeth e Jackie con il loro inarrestabile amore per la nonviolenza e il sogno di trasformare le spade in aratri. Jackie ci ha lasciato, come raccontano le sue consorelle, nel mese di agosto 2011. Carol e Ardeth continuano a combattere anche per lei. “Jackie ha donato la sua vita all’unico scopo di abolire gli armamenti nucleari e di porre fine ad ogni guerra e noi preghiamo di poter fare lo stesso”.
Alcuni anni fa la notizia di queste tre suore domenicane (Congregazione Grand Rapids, USA) aveva fatto il giro del mondo religioso: processate e dichiarate colpevoli dal governo federale e tenute in carcere circa tre anni. Colpevoli di aver oltrepassato la linea di recinzione di un sito di stoccaggio di armi nucleari e di averci versato, simbolicamente, della vernice rossa. Le azioni di disobbedienza civile di Carol e Ardeth non sono azioni isolate, sono esperienze di comunità, sostenute dalla loro Congregazione e da altri operatori di pace che si riconoscono nel centro Jonah House (www.jonahhouse.org).
In queste pagine ho selezionato dei passi delle loro recenti dichiarazioni davanti al giudice. È ormai diventato un appuntamento al quale sono abituate, quello di rendere conto delle loro azioni davanti a una giuria: da una parte ci sono ancora alcune pendenze dello scorso processo, dall’altra per le altre azioni che continuano a portare avanti per “Nonviolenza, Comunità e Resistenza”, come recita il loro sito. Trovo le loro parole profonde e portatrici di vita e amore evangelico.

Perché vi siete dovute recare di nuovo davanti al giudice?
“Tutte e tre abbiamo subito un processo per un’azione compiuta a Y12 (impianto di produzione nucleare) a Oak Ridge, in Tennessee, nei giorni tra il 9 e l’11 maggio. Siamo state dichiarate colpevoli di violazione di proprietà privata e successivamente incarcerate. Suor Jackie ha vissuto con noi in due prigioni: nella Contea di Blount e nella Contea di Irwin. In quel periodo si è ammalata, ma non le sono state accordate le cure necessarie ed è diventata troppo debole per rimanere in carcere. Ha ottenuto la libertà il 15 giugno ed è ritornata presso la sua missione, nello stato di Washington, per ristabilirsi. Durante il ricovero in ospedale le è stato diagnosticato un mieloma multiplo. Suor Carol e io siamo rimaste in prigione fino alla sentenza definitiva prevista per il 16 settembre. Siamo comparse davanti al giudice Guyton a Knoxville in Tennessee, presso la corte del distretto federale, e abbiamo offerto la nostra testimonianza. Il giudice ci ha condannate, a pena già scontata, a quattro mesi e mezzo. Abbiamo profondamente apprezzato le preghiere offerte da moltissime suore e abbiamo continuato il nostro ministero all’interno delle mura carcerarie con le prigioniere; ora portiamo avanti la lotta per un mondo denuclearizzato e per l’abolizione della guerra al di fuori di quelle mura”.

Dichiarazione di condanna da parte di suor Carol Gilbert, O.P., 16 settembre 2011
“La prigione non si sceglie. Chiunque sia mai stato in prigione, in carcere o anche solo in guardina non lo avrebbe mai voluto. Noi scegliamo l’azione diretta e nonviolenta. Scegliamo la resistenza civile tanto da rischiare l’arresto e carcerazione. Scegliamo di sostenere l’articolo 6 della Costituzione degli Stati Uniti d’America (la clausola di supremazia), che non è stato ammesso in questa sede d’udienza. Scegliamo la vita al di sopra della morte. Ma non scegliamo la prigione”.
“Io credo che ogni essere umano e gli esseri viventi di tutte le specie siano miei fratelli e sorelle. Questi ultimi 131 giorni, per quanto mi riguarda, hanno soltanto rafforzato in me l’idea di quanto necessaria fosse la nostra azione. Abbiamo incontrato delle donne sia nel Centro di Detenzione della Contea di Blounty a Maryville (Tennessee), sia nel Centro di Detenzione della Contea di Irwin a Ocilla (Georgia), i cui amici, parenti, mariti o, in alcuni casi, loro stesse in prima persona avevano lavorato o vissuto vicino a Y-12 ad Oak Ridge (Complesso di Sicurezza Nazionale). Abbiamo sentito storie di tumori, di decessi, di azioni legali, di perdita del lavoro a causa della contaminazione, di premi in denaro, di contaminazione ambientale. Ci è stato raccontato da dei mediatori che in quest’ultimo anno, in 279 giorni su 365, l’acqua proveniente dall’impianto di Y-12 risultava contaminata oltre il livello limite di sicurezza per l’acqua potabile. Questo fatto mi parla di imminenza!”.
“Questa Corte non ha nessuna considerazione della differenza tra la disobbedienza e la resistenza civile. Disobbedienza civile significa trasgredire una specifica legge. Un esempio tratto dalla nostra storia è quello della popolazione afroamericana che ha trasgredito le ordinanze comunali razziali di Jim Crow, sedendo ai banchi della mensa in cui era giuridicamente proibito servirli. Resistenza civile vuol dire sostenere le leggi. La necessità di difesa e i principi di Norimberga dicono che i cittadini hanno la responsabilità e il dovere di resistere ai crimini di governo illeciti.
In molti Paesi del mondo e, qualche volta anche nel nostro, la gente è assolta per queste azioni nonviolente. La nostra azione del 5 luglio 2010 a Y-12 è stata un atto di resistenza civile”.
“Questi 131 giorni, di cui la maggior parte trascorsi in una ‘prigione privata a scopo di lucro’ (ma questa è un’altra storia), sono serviti a far sì che mi rendessi nuovamente conto del modo in cui, in questo Paese, trattiamo i più poveri. È un metodo ‘usa e getta’ che causa dolori individuabili, dipendenze e traumi; contempla le accuse cospiratorie, la mancanza di prove, i patteggiamenti, le sentenze minime di ingiunzione, l’affollamento delle prigioni federali e statali e la mancanza di cure mediche. Lei sa ciò che è successo a suor Jackie, possa riposare in pace, e la sua è soltanto una delle molte storie che potrei condividere. Quando Jackie faceva una presentazione, era abituata a finire chiedendo alle persone di ‘andare sempre un passo al di fuori della loro area di confort’”.
“Ogni testata nucleare, preparata o rimessa a nuovo a Y-12, è costruita per minacciare o infliggere un’incredibile, indiscriminata e incontrollabile quantità di calore, esplosione e radiazione. La vita, come sappiamo, cesserebbe.
In seguito a dieci mesi di libertà vigilata sotto stretta sorveglianza e 131 giorni di carcere, ci presentiamo davanti a questa Corte come delle gocce d’acqua... gocce d’acqua che possono, con il tempo, scalfire la pietra”.
Dichiarazione di suor Ardeth Platte, O.P.,
16 settembre 2011
“MI SONO RIFIUTATA DI STARE IN SILENZIO”
Giudice G., ci è stato detto, abbiamo imparato e crediamo che:
In queste Corti si dovrebbe rendere giustizia. In queste Corti si dovrebbero indurire i procedimenti legali nei confronti della trasgressione delle leggi e delle azioni che provocano radioattività e tumori, che avvelenano il suolo, l’acqua, gli animali e la vita umana. In queste corti l’omicidio e le minacce di omicidio dovrebbero essere sotto processo.
In queste Corti, deterrenti come le minacce intenzionali di omicidio di massa (per esempio le armi puntate verso Stati designati come bersaglio) dovrebbero essere elencate sui registri processuali in quanto crimini.
I pubblici ufficiali hanno deciso di elencare per Lei alcune delle mie azioni nonviolente, simboliche e dirette di resistenza civile, che sono state scelte come ragioni di arresti arbitrari e di incarcerazioni. Tuttavia anche loro hanno respinto i metodi e i mezzi morali e legali della mia verità di insegnamento e di predicazione sulla guerra e le armi e non hanno riportato le ragioni per cui mi rifiuto di stare zitta.
Quindi, prima della mia condanna, voglio raccontarLe qualcosa di più sulla mia storia. È da notare che i motivi che mi portano ad agire sono la violenza, l’ingiustizia e l’omicidio. Credo che le armi nucleari siano la radice principale di ogni violenza e debbano essere abolite. La povertà e la privazione sono anch’esse forme di omicidio. La violenza da parte dello Stato o causata da altri Paesi e i danni all’aria, al suolo e all’acqua uccidono; l’omicidio di massa in guerra, attraverso bombe convenzionali, e le minacce di utilizzare le attuali armi nucleari sono immorali, illegali e criminali.

Per questo, mi rifiuto di stare in silenzio.
La mia posizione coincide con quella della comunità religiosa delle suore domenicane a cui appartengo, la comunità internazionale Jonah House, all’interno della più vasta comunità della Chiesa cattolica romana. È la stessa posizione presa dai professori di legge internazionale e dagli avvocati, come Charles Moxley, che hanno testimoniato davanti a Lei, ed è condivisa anche dalla Corte mondiale (la Corte Internazionale di Giustizia), da Global Zero (un’iniziativa internazionale che promuove l’eliminazione delle armi nucleari), dai vincitori del Premio Nobel per la Pace, da molti ammiragli, generali, leader politici, scienziati, organizzazioni e milioni di persone in tutto il mondo.
Noi tutti, ognuno a modo suo, ci rifiutiamo di restare zitti!
Influenzate dallo studio di un Dio nonviolento e pieno d’amore e da un Gesù nonviolento che dona la sua vita piuttosto che prendere quella di qualcun altro, tutte le persone hanno costruito, a immagine di Dio, una famiglia di sorelle e di fratelli nel mondo pronta a divenire un popolo delle Beatitudini, ad amare Dio e il prossimo come se stessi, a fare del bene a coloro da cui sono perseguitati, a perdonare fino a settanta volte sette e a convertire le spade in aratri. Tutte queste parole/concetti si sono radicati in me. Non potrei mai più essere la stessa perché la vita sacra e la creazione sono diventate l’elemento più significativo. Ho trovato la mia voce, devo parlare chiaro, devo dire la verità!
Pertanto ora vi chiedo:
È o non è un dovere quello di porre fine ai crimini?
È legale disobbedire ai trattati? È legale uccidere i civili?
È legale bombardare regioni a cui non è stata dichiarata guerra? E torturare?
È legale minacciare con le armi nucleari?
È legale occupare intere regioni e stanziare 1000 basi militari in ¾ dei Paesi del mondo?
È legale per gli Stati Uniti d’America dividere il mondo in centri di comando che controllano continenti indipendenti?
È legale permettere o addirittura essere la causa delle carestie e della malnutrizione qui e altrove nel mondo?
È legale firmare dei trattati che prevedono il disarmo nucleare definitivo e non rispettarli? Se è legale, non è altrettanto morale. Il mio impegno è stato ed è tuttora quello di portare la mia mente, il mio corpo, lo spirito e la voce su posizioni atte a fermare la guerra, le armi, e l’omicidio. Mi oppongo a qualsiasi tipo di omicidio: causato da una penna, da una pistola, da armi convenzionali o nucleari. Mi rifiuto di restare zitta di fronte all’assassinio a livello personale, di società, di stato o nazionale. Mi rifiuto di restare in silenzio davanti alle bugie che ci vengono dette, alle risorse rubate, ai crimini contro la pace e contro l’umanità e ai crimini di guerra. L’universo, la terra, la creazione e tutte le creature sono sacre e grandiose, pertanto non devono essere distrutte. Vi chiederete il motivo per cui io stia dedicando il mio tempo ad aggiungere il materiale di cui sopra alla documentazione e al mio registro personale e avrete, senza dubbio, già deciso la mia sentenza prima ancora di sentire la mia voce. Volevo solo che foste a conoscenza delle mie convinzioni e passioni e di ciò che mi ha portata a fare quello che faccio… non solo per quanto riguarda la resistenza civile e la promessa di donare la mia vita per la giustizia e la pace. Io voglio invitarvi a essere fautori di un cambiamento.
La mia domanda è: dove sono le Corti e i giudici? Qualcuno di voi vuole essere fautore di un cambiamento come lo sono state le Corti che hanno abolito la schiavitù e il lavoro minorile, approvato i diritti civili e di voto per le donne, la sindacalizzazione e tante altre leggi che dovevano essere interpretate e confermate? È un periodo di urgenza, un momento di kairos, un momento chiave della storia in cui l’abolizione delle armi nucleari è legge, è necessario! Lasciate che tutti tornino a casa a sostentare i poveri e a servire il popolo di Dio! Non portate più in tribunale gli oppositori civili e nonviolenti di Y12. Prosciogliete i casi. Unitevi al movimento per fermare le armi, la guerra e l’omicidio! Procuratori: mettete in luce i casi di contaminazione e di radiazione. Fermate le armi nucleari e perseguite coloro che infrangono la legge. Come direbbe Jackie: “Facciamo tutti un altro passo al di fuori della nostra area di confort”.

traduzione a cura di Sara Bulgheroni

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