L’arte del dialogo in Val di Susa
L'idea che ha ragione chi grida di più è talmente radicata nelle nostre convinzioni che non riusciamo ad estirparla. Bisogna spararla più grossa nel salotto televisivo. Occorre alzare la voce nell'assemblea condominiale. È necessario intimorire l'altro nel diverbio stradale con l'aria spavalda di chi non teme rivali. Avviene così che anche vertenze meritevoli di tutta l'attenzione possibile come quella della TAV in Val di Susa degenerino a causa del metodo, dell'uso della violenza, dell'escalation che si innesca come un incendio incontrollabile. Come spesso succede, la violenza e la smargiassata rischiano di bollare di contraffazione tutta la protesta e le legittime rivendicazioni della gente della Val di Susa e di coloro che, in quella grande opera, vedono uno spreco di risorse pubbliche, un attentato alla salute (amianto) e una ferita all'ambiente. Realmente la costruzione di quella linea ferroviaria è diventata un'icona dell'idea dello sviluppo che vogliamo. Per questo è importante imparare l'arte del dialogo che è esattamente ciò che è mancato nel confronto tra favorevoli e contrari all'alta velocità in Val di Susa. Chi continua ad essere contrario non può e non deve essere confuso, né bollato, come violento e chi è favorevole non necessariamente è complice di chissà quale intrigo internazionale. È semplicemente lo scandalo di pensarla in modo differente.