Quell’altra politica
Per il Mosaico dei giorni di oggi avevo pensato di commentare la vicenda Riccardi con le sue valutazioni sulla politica. Solo dopo che avevo cominciato a scrivere mi sono accorto che Michele Serra dedica la sua Amaca quotidiana de La Repubblica allo stesso argomento. Condividendo in pieno le sue considerazioni, le trascrivo qui di seguito.
Naturalmente il ministro Riccardi, per responsabilità di ruolo, deve rimangiarsi la frase su quanto è schifosa la politica quando è giochino di bottega, ricatto, sotterfugio ipocrita per non svelare i propri veri scopi. Ma quel giudizio, per quanto ruvido, esprime un sentimento diffuso, e ahimè ampiamente giustificato da quello che la politica dei partiti è stata, in larga misura, negli ultimi anni. Che un giudizio del genere non provenga da un qualunquista da bar, o da un grillino di passaggio, ma dal ministro di un governo che di politica (giusta o sbagliata che sia) ne fa a tonnellate, nonché da una persona impegnata nel sociale come dieci leader di partito messi assieme, è cosa che non può non mandare in bestia i mandarini del Pdl, che vedono il proprio potere usurpato dal "governo tecnico" e il proprio patrimonio di voti scemare di giorno in giorno. La novità che rende affascinante, incerto, decisamente inedito il panorama politico italiano è proprio questa: fuori dai partiti non c'è solo l'antipolitica, come è stato molto comodo dire negli ultimi anni. Fuori dai partiti c'è anche molta politica, e in questo momento, addirittura, c'è il governo. I partiti cominciano a capirlo, e per questo diventano ogni giorno più nervosi. Nel caso del Pdl, più aggressivi.