I fili della memoria
Sento sincero e profondo il bisogno - quasi una necessità - di comunicare la pagina di vita che con Libera stiamo scrivendo in questi giorni con i tanti (troppi) familiari delle vittime di mafia. Ma sono inadeguate le parole a raccontare di sguardi, di lacrime che rigano le guance e di abbracci vigorosi. Non si può dire della luce di Placido Rizzotto che dopo 64 anni ha avuto la certezza della storia di suo nonno e il riconoscimento dei funerali di Stato. Altre volte avremmo detto dell’ipocrisia di uno Stato che non è capace di proteggere i suoi cittadini e che al contrario talvolta scende a patti con le potenti famiglie di mafia. Oggi prevale il senso della storia di un uomo che era consapevole dei rischi che correva e non si è fermato di fronte alle minacce pur di non tradire i diritti dei lavoratori della terra. E ieri era l’anniversario di don Peppe Diana. Un altro che ha scelto di non tacere e di prestare la sua parola al coraggio che sconfigge le paura. E domani, primo giorno di primavera, per quel popolo di gente monca di affetti, è la giornata che si celebra in tanti luoghi d’Italia. Nell’angolo di strada dove avvenne che fu fermato un cuore capace di amore, nel teatro della città per riunire la gente onesta che ci crede, nella parrocchia che insieme alla preghiera alza un grido di dolore e di protesta. È la forza della memoria di coloro - e sono tanti! – che hanno scelto di non tacere nel lutto e di provare a riannodare i fili della memoria.