20 marzo: una strana coincidenza?
Rischiava di passare sotto silenzio. E invece…
E invece ci hanno pensato le bombe a ricordarci che il 20 marzo 2003 iniziava la seconda guerra in Iraq. Sono passati 9 anni e, come spesso accade, ci si dimentica. Si dimenticano i morti le distruzioni, i feriti le bombe all’uranio, al fosforo, le mobilitazioni per la pace. Forse un po’ ci si rassegna anche. Poi da noi c’è la crisi, si fa fatica già a pensare a se stessi, figuriamoci a pensare all’Iraq. E così il 20 marzo arrivano notizie (a dire il vero molto in secondo piano, come dire… non proprio notizia importanti) di una serie di attentati in diverse città dell’Iraq da Baghdad a Kirkuk, da Kerbala a Hillah. Circa 40 morti e 200 feriti. Il pensiero va subito ai tanti amici incontrati in questi anni. Non è facile rintracciarli al telefono. Il cuore si riempie di preoccupazioni e di tanti ricordi…
Ma la cosa non sconvolge più di tanto i mass media, peraltro molto coinvolti a raccontare la guerra iniziata 9 anni fa. Qualche giornalista italiana è arrivata a Baghdad addirittura a bordo dei carriarmati USA. Ma ora c’è la pace, la guerra è finita, i soldati USA sono tornati a casa. E tutto è a posto… L’Iraq non interessa più.
Su Mosaico di pace di marzo, in distribuzione in questi giorni, abbiamo pubblicato un servizio sull’Iraq di oggi, e nell’editoriale si legge: “Nel marzo 2003, inizia la seconda guerra del Golfo…Non possiamo certo passare in rassegna tutte le guerre che sono state protagoniste nefaste di questi anni. Riconosciamolo però, spesso ci si è nascosti dietro l’impegno instancabile di Giovanni Paolo II contro la guerra”.
Sarà un caso, una coincidenza non voluta, ma proprio il 20 marzo, dopo lunghe trattative, viene presentata da Monti la riforma del mercato del lavoro e liberalizzazioni.
Ovviamente mancano i soldi, bisogna tagliare, ma nessuno osa mettere sul tavolo il taglio delle spese militari. In fondo, la guerra da sempre è una grossa occasione per il rilancio dell’economia, per il rilancio del lavoro. Dio non voglia che in tempo di recessione l’idea della guerra diventi sempre più una strada possibile da percorrere per il rilancio dell’economia e dell’occupazione. Non dimentichiamoci che è già stato così in altri tempi passati, e non troppo lontani Lo è già oggi con le spese militari e gli F35… che ci dicono, ma è una bugia, portano posti di lavoro. Si parla di rilancio economico, di lavoro, e si dimenticano le guerre. Speriamo che non torni di attualità il famoso film di Alberto Sordi del 1974: “Finchè c’è guerra c’è speranza”.