La profezia non è mai sterile
L’anniversario della scomparsa di don Tonino Bello ci interpella e ci provoca. Si tratta di un’eredità condivisa con tanti. Non basta cliccare sull’icona “mi piace” nella pagina di Facebook. Non è sufficiente nemmeno riprendere un suo testo per il libretto delle preghiere della parrocchia. Piuttosto ciascuno dovrebbe essere capace di rileggere con le proprie forze la grandezza di un messaggio che ha valore di testamento. C’è un abbecedario che va dall’accoglienza alla profezia, dalla bellezza all’osare, dal coraggio al servizio... e anche oltre. Molto oltre. A ciascuno di riprendere un filo della trama di questo tessuto per poterlo incrociare con l’ordito della propria vita. Ad ognuno di dare ancora corpo al sogno di un altro mondo possibile, di un’altra chiesa possibile, di un’altra politica possibile, di un’altra pace possibile... Perché il cambiamento si costruisce così e la profezia subisce altre condanne ma mai quella della sterilità. Con il contributo umile e coraggioso di individui e comunità che sanno mettersi in gioco dimenticando se stessi e mettendo sempre al centro gli altri. Come ha fatto don Tonino, sempre. Questo è spiritualità, profumo di vangelo, umanità profonda, profezia coraggiosa, libertà interiore. Perché ci sono scorci di luce anche in questi tempi che attentano alla speranza debole e in cui viene chiesto a tanti e tante di pagare un prezzo da inflazione. A noi di intuirne i percorsi perché, dopo aver contemplato un mondo lontano, ci mettiamo sulla strada per raggiungerlo insieme. Su questo cammino nessuno si è mai sentito orfano di profeti.