L’estate araba
Quell’osservatore profondo delle questioni nordafricane che è Tahar Ben Jelloun, oggi dalle pagine di Repubblica lancia un allarme sui risvolti delle rivoluzioni arabe. Ci aiuta a scrutare la terra di Tunisia ed Egitto nella stagione successiva alla “primavera” per capire quali frutti si stanno raccogliendo. Ne conclude amaramente che: “L’impressione è che la ‘primavera araba’ abbia abolito i dittatori per sostituirli con un ordine dello stesso tipo, ma che agita il vessillo della religione”. Ben Jelloun riferisce del velo delle studentesse all’università, proibito da Ben Alì e che oggi al contrario è obbligatorio e causa di violenze e del processo contro la televisione Nessma colpevole di aver trasmesso il film Persepolis in cui la protagonista sogna di parlare con Dio raffigurato come un uomo anziano con la barba bianca. I partiti islamisti stanno raccogliendo consenso, prendono il sopravvento e tentano di imporre nella vita di tutti i giorni le proprie convinzioni. Leggo la riflessione dello scrittore come un appello al mondo a non abbandonare il cammino di libertà delle popolazioni nordafricane dopo aver esultato con loro per le importanti conquiste di democrazia. Perché ciascuno faccia la propria parte.