La casa del figlio di Sandokan

7 maggio 2012 - Tonio Dell'Olio

La cucina della casa di Nicola Schiavone, posta sotto sequestro nei giorni scorsi, è quella che tutti desidererebbero avere. La scarpiera contiene solo calzature Hogan e Prada - dicono le cronache – le sue preferite. È del tutto secondario che i quadri alle pareti potessero piacergli. A lui interessava che fossero di autori contemporanei quotati. Come un inventario, i giornali ci hanno descritto e mostrato mobili e componenti di arredo. Mi colpisce che non ci fosse un solo libro. Anzi, nemmeno una libreria. Eppure la casa di Schiavone jr. è una pagina di mafia da leggere più che da vedere perché è l’esposizione visiva del codice mentale delle mafie. Ma ancor di più perché con tutta evidenza ci dice che l’antimafia non si fa soltanto con gli arresti e i sequestri ma anche con la cultura. Da proporre, diffondere, sollecitare... Volendo massimizzare si direbbe che ladddove ci sono i libri le mafie facciano più fatica ad infiltrarsi e dove non ci sono, c’è buona probabilità che le mafie prosperino e si rigenerino. “La cultura dà la sveglia alle coscienze” ama ripetere Luigi Ciotti e quelle fotografie ci dicono con tutta evidenza quanto sia vero.

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