Smarcarsi dalla violenza
“Era una bella giornata di sole e non mi sarei mai aspettato che mi succedesse una cosa del genere”. Lo dice Roberto Adinolfi, il dirigente Ansaldo vittima di un attentato ieri a Genova, in un’intervista al Secolo XIX. “Incubo terrorismo” è il titolo più cliccato. Io che non so dire se siamo di fronte a un risveglio degli anni di piombo o alla lucida follia omicida di due mascalzoni, dico che è l’ennesimo seme avvelenato di una violenza che da qualche tempo visita quotidianamente le pagine della nostra vita sociale. Una violenza di rabbia e di disperazione, di delusione e di colpi di testa. E se serviranno certamente tutte le indagini possibili per accertare la verità dei fatti e assicurare i responsabili alla giustizia, è ancora più importante riuscire a disinnescare le ragioni della follia. Forse la stessa che porta alcuni a puntare l’arma contro se stessi, altri a tenere in ostaggio funzionari dell’agenzia delle entrate che forse guadagnano meno di lui, altri ancora a organizzare un agguato vigliacco ai danni di un padre di famiglia che per lavoro dirige Ansaldo Nucleare. La violenza non aiuta nessuno a uscire dalla crisi, ma ci precipita in una crisi ancora peggiore. Se oggi coralmente cominciassimo a raccontare questa semplice verità in tutte le scuole, le chiese, le istituzioni e i mezzi di informazione, avremmo fatto un passo in più per uscire dalla crisi. Poi, però, bisogna fare tutto il resto e farlo tutti insieme. Si chiama solidarietà. Politiche, scelte, rapporti, costruzione di futuro... di solidarietà.