‘Per l'Italia la guerra è solo un ricordo’
Non ha fatto molto clamore questa frase di Mario Monti, pronunciata domenica scorsa, 13 maggio, incontrando alcuni giovani provenienti da vari paesi in guerra, ospiti della Cittadella della Pace, a Rondine (Arezzo). Che bello! Detta così la cosa sembra quasi commovente: la guerra, un lontano ricordo… ora (noi) siamo in pace! Si perché le guerre non combattute sul patrio suolo non le chiamiamo più guerre, ma ‘missioni di pace’. Basta cambiare la parola e tutto è risolto. Oppure tacere qualche altra parola, come ‘vendita di armi’ a paesi in guerra. E così facciamo la figura di quelli buoni. Ma quante guerre, ancora oggi, noi finanziamo? Quante guerre vengono combattute con il Made in Italy? È iniziato in questi giorni, presso il Tribunale penale internazionale dell'Aja, il processo a carico dell'ex generale serbo-bosniaco, Ratko Mladic, responsabile del massacro di Srebrenica e dell’assedio a Sarajevo. Per evitare di sentirci buoni e con le mani pulite, sarà il caso di ricordare che ho potuto vedere con i miei occhi e fotografare i contenitori delle granate che venivano lanciate sulla città di Sarajevo dai soldati di Mladic: c’era scritto 'made in italy'.
E per stare ai nostri giorni: nel 2011 l’Italia ha venduto quasi 127 milioni di armamenti per la “dittatura monopartitica” del Turkmenistan; 99 milioni di euro di armi alla Russia; oltre 30 milioni di armi destinate al “regime autoritario” del Gabon. Una nave d’assalto anfibia da 416 milioni di euro all’Algeria. E, sempre all’Algeria - primo acquirente di sistemi militari italiani nel 2011 - 14 elicotteri A139 in versione militare dotati di supporti per mitragliatrici cal. 7.62.
Sono solo alcuni dati presi da un articolo di Giorgio Beretta su unimondo.org, in cui si ricorda che numerose associazioni “chiedono a Monti un “incontro urgente” per chiedere se il Governo è intenzionato a ripristinare la trasparenza e, soprattutto, se intende operare affinché i vincoli posti dalla legge 185/1990 non siano aggirati troppo facilmente...”. Sarà anche scontato, ma forse è il caso di ricordare a Monti che l’Italia, oggi, spende miliardi per la guerra. Solo in Afghanistan 2 milioni di € al giorno…(o forse quella non è guerra?). Per nuovi aerei d’attacco, e non di difesa, come gli F35: oltre 10 miliardi! E c’è pure una scuola di guerra a Civitavecchia.
Mica male per essere un paese dove ‘la guerra è solo un ricordo’!
È inquietante quanto ha scritto Tonio Dell’Olio il 14 maggio scorso, nella sua rubrica "Mosaico dei giorni" (http://www.peacelink.it/mosaico/i/3053.html). “Per favore date voce agli abitanti di Niscemi in provincia di Caltanisetta. Da quelle parti hanno cominciato a sbancare e cementificare un pezzo di collina della riserva naturale della “Sugherata” per costruire un pezzo del MUOS (Mobile User Objective System), il nuovo sistema di telecomunicazione satellitare della Marina militare Usa. Costa un mucchio di soldi (all’incirca 6 miliardi di dollari) e costituisce il “modello” delle guerre dei prossimi tempi.”
Accogliamo questo appello, rilanciamolo e diamo voce agli abitanti di Niscemi!
E tra pochi giorni, il 2 Giugno, Festa della Repubblica, ci sarà addirittura la parata militare, (sul sito di paxchristi.it si può trovare la lettera da spedire per chiedere di non fare la parata) con l’ostentazione di tutti i mezzi per fare, oggi e non ieri, la guerra.
Alla faccia della guerra che ‘per l'Italia è solo un ricordo’.
Forse è il caso di ricordare, a Monti e a tutti noi, che la nostra Costituzione (se non è un ricordo pure quella…) usa una parola nei confronti della guerra, che inizia allo stesso modo di ‘ricordo’ ma è molto più impegnativa: ‘ripudia’.