Il sisma della solidarietà
Il terremoto c’è. Con tutto lo sciame sismico di dolore e di polemiche, di disastri e di disagi, di proteste e di imbarazzi. Però c’è anche tanta solidarietà. Parola abusata, nel senso che non viene sempre utilizzata nella sua piena accezione e talvolta diventa la foglia di fico della buona coscienza per nascondere comportamenti ordinari che la smentiscono clamorosamente. “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”. Attorno e dentro la vicenda del terremoto in Emilia c’è una solidarietà silenziosa e attenta, discreta ed efficace che sa farsi prossimità concreta. È qualcosa che rifugge la spettacolarità e il clamore. Più che parlare, respira. Più che agitarsi, abbraccia. È la capacità di intercettare il bisogno reale, quello più vero ed urgente delle persone in carne e ossa senza distogliere lo sguardo dal domani, dalla ricostruzione. Di capannoni industriali, di abitazioni e di chiese, certo. Ma anche della fiducia e della speranza. Ricostruire comunità. Tutte cose ugualmente necessarie e che avvengono più nelle tende montate dai volontari che davanti alle telecamere della televisione. Pagine di umanità.