Organizzare la speranza

Rinnovamento ecclesiale e pace: due piste di riflessione e di lavoro importanti per Balducci e Turoldo. Un impegno tuttora aperto. A cui non possiamo sottrarci.
Andrea Cecconi (Direttore della Fondazione Ernesto Balducci )

Sono passati 20 anni dalla scomparsa di padre Balducci e padre Turoldo: il tempo di una generazione! Ma non sono passati invano se ancor oggi ci ritroviamo così numerosi a ricordarli, nonostante il silenzio, talvolta davvero sconcertante, in particolare su padre Balducci, da parte della Chiesa.
Sono molto contento che si ricordino insieme, non solo per una questione affettiva, perché sono stati amici autorevoli e compagni di tante battaglie comuni, ma, soprattutto, perché sono stati portatori di un messaggio capace di sopravvivere alla loro scomparsa.
Un messaggio che interpella tutti coloro che hanno a cuore il futuro dell’umanità e il destino del pianeta.
Tra le tante “battaglie comuni”, ricordo in particolare quella per il rinnovamento ecclesiale – che il Concilio sembrava aver irreversibilmente avviato – e quella per la pace che allora come rivista Testimonianze, affrontammo nel corso degli anni Ottanta con i convegni fiorentini “Se vuoi la pace prepara la pace”, ai quali padre Turoldo partecipò sempre. Su questi versanti – del rinnovamento ecclesiale e della pace – forse dovremmo riconoscere che si è trattato di battaglie perdute e che il loro messaggio, anche nel contesto odierno, appare, piuttosto, di un’attualità che, quanto a consapevolezza diffusa, forse sarebbe meglio definire inattuale: non solo in conseguenza dei tristi tempi berlusconiani che abbiamo vissuto, ma perché, fino a oggi, si è imposta, la razionalità strumentale della cultura dominante anche in campo ecclesiale, invece che la ragione critica delle loro argomentazioni e dell’evidenza storica.
È pur vero che, per quanto riguarda l’attività per il rinnovamento della Chiesa, si è trattato di un voluto disimpegno – peraltro ammesso da Balducci fin dagli anni Settanta – piuttosto che di una sconfitta, essendo orami venuta meno la convinzione che la Chiesa potesse davvero riformarsi dal suo interno. è stata da parte di Balducci e di Turoldo una presa d’atto: da qui la loro maturata consapevolezza di una diversa collocazione dell’istituzione ecclesiale, non più da considerare in una posizione ecclesiocentrica, ma inserita all’interno della loro visione di una trasformazione di civiltà, a livello antropologico, e del loro impegno per la cultura della pace e per l’ambiente.
In questo senso è possibile comprendere più correttamente anche le posizioni assunte e sostenute da Balducci negli ultimi saggi – dall’Uomo planetario a La terra del tramonto – tracciate da qualcuno, addirittura, come attestazioni dell’affievolirsi della sua fede.
In realtà, il filo rosso che ha attraversato tutto l’itinerario di Balducci – e, in parte, quello dell’amico Turoldo – svolto all’interno della Chiesa e, in parallelo, all’interno della cultura, è la sua ricerca antropologica. In particolare, nell’ultimo decennio della sua vita, quando ha cercato la sostituzione graduale di ogni metafisica con un’antropologia capace di inglobarne le istanze.
Ecco perché, coerentemente con questo, non si può fissare Balducci a singoli momenti della sua esperienza ma, al contrario, ogni momento va visto nella prospettiva di un percorso che potremmo definire come un intinerarium mentis ad hominem. Così anche la visione di una possibile società planetaria, pacifica e nonviolenta, teo-rizzata da padre Balducci nella suggestiva metafora dell’uomo planetario, si colloca in una prospettiva di fede nel messaggio di liberazione evangelico, e dunque nella speranza di una realtà possibile ma niente affatto scontata: una realtà prefigurata da Balducci in un futuro inteso non come futurum, cioè come proiezione del presente, ma come tempo di una nuova realtà possibile e perciò nel senso di adventus, come irruzione di novità, come sovvertimento dell’esistente, superamento della realtà edita. Un futuro da intendersi in senso escatologico, profetico, e che quindi oltrepassa anche lo stesso orizzonte storico.
A questo punto, dovremmo domandarci quale ruolo può svolgere la politica, nell’organizzazione della speranza storica in questa prospettiva, e come ciascuno di noi può contribuire ad approssimare questo avvento politico. Si tratta di un interrogativo a cui padre Balducci non ha avuto tempo per dare una risposta adeguata ma a cui noi non possiamo più sottrarci.

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