PAX CHRISTI

Focolai di profezia

Sentinella, quanto resta della notte?
Racconti dal percorso di ascolto della Parola, proposto da Pax Christi a Vicenza.
Gian Luca Grandi

Con la bellissima prospettiva dell’ascolto di una Parola profetica, sulla scia di una Parola che apre al futuro, senza inutili quanto sterili ripiegamenti su un passato nostalgico. Così è stata condotta magistralmente da p. Alessandro Cortesi la Tre Giorni di Pax Christi a Vicenza per preti, religiose/i e laici. Un intreccio di momenti diversi vissuti con grande intensità, dalle riflessioni bibliche incentrate sugli Atti degli Apostoli alle discussioni e agli incontri nella realtà della città e della chiesa di Vicenza.
La mia prima volta a una Tre Giorni del genere, con la presenza del vescovo, presidente nazionale di Pax Christi, mons. Giovanni Giudici, e di sacerdoti, religiose e religiosi aperti e sensibili a una cultura della pace, è stata un’immersione in un clima di grande amicizia che ho sentito crearsi subito tra di noi, con un senso di grande accoglienza, che dovrebbe essere il respiro di ogni comunità che voglia dirsi autenticamente cristiana.
La Parola riflettuta e condivisa si è incarnata nella vita della città attraverso due esperienze assai significative curate da don Maurizio Mazzetto, Emanuela Bortolaso e il Punto Pace di Vicenza: il primo è stato l’incontro con la realtà vicentina di uomini e di donne che si oppongono alla costruzione della base militare americana del Dal Molin, e che in questi anni di lotta pacifica e nonviolenta hanno maturato la consapevolezza di una grande responsabilità civica, nella prospettiva di un futuro migliore da offrire alle generazioni che verranno dopo di noi. Il secondo momento è stato costituito dalla visita alle bellezze artistiche della città, soprattutto legate al Palladio, che è patrimonio dell’UNESCO, cogliendo nel bello dell’arte qualcosa del bello che viene da Dio, e che caratterizza il passato storico di Vicenza, un passato che stride fortemente con la presenza di una ciclopica quanto invasiva base militare. L’Eucaristia celebrata insieme e la preghiera in comune hanno segnato il nostro sentirci uniti a Cristo in questi giorni vissuti intensamente insieme.
Non ho potuto fare a meno di avvertire una presenza piccola ma viva e di grande speranza in questo ritrovarci insieme come Pax Christi. Certo, una realtà “minoritaria” di Chiesa, ma proprio per questo ho colto meglio la prospettiva davvero profetica di questa esperienza e il senso di questa missione a servizio di tutta la comunità cristiana e del Paese. Mi piace qui ricordare quanto scrive Rocco d’Ambrosio, insegnante alla Pontificia Università Gregoriana di Roma: “Non ci sono dubbi sul fatto che la nostra fede cristiana sia sostanzialmente profetica. La profezia è rivelazione del piano di Dio nella storia e, al tempo stesso, è giudizio sulla comunità dei credenti e sul mondo perché questi ritornino a Lui con tutto il cuore. Se, allora, abbiamo tanto bisogno di profezia e di profeti, da cosa dipende la carenza di profezia oggi?”.
Non saprei rispondere a tale domanda, se non avvertendo che piccoli focolai di profezia ci sono ancora, ed è questa la buona notizia di questi tempi difficili.
Tutti sappiano che la profezia non è spenta, ma io non lo dico solo in teoria: sono lieto di averne incontrato un focolaio più vivo che mai proprio in Pax Christi.

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