DISARMO

Sogni disarmati

Giovani da tutto il mondo per colorare di futuro il pianeta. Senza nucleare. Senza bombe.
Arianna Campanelli

Quando si parla di nuclea-re sono numerose le immagini e le associazioni di pensiero che questa parola può evocare. Le più comuni potrebbero far riferimento alla bomba nucleare, alla seconda guerra mondiale, a Hiroshima e Nagasaki, o anche all’energia nucleare. A queste possiamo ora aggiungere i termini “giovani” e “disarmo”, per sottolineare che ci sono realmente degli individui che credono in un mondo libero dalle armi nucleari, attraverso un graduale ma generale disarmo.
Tali individui sono stati rappresentati a Vienna, alla sede delle Nazioni Unite, da un gruppo di 40 studenti provenienti da diverse università europee, ma originari anche di Palestina, Egitto, Pakistan, Armenia, Messico e Stati Uniti. La delegazione si è trattenuta in Austria per la prima settimana di lavori dell’NPT PrepCom, la Conferenza preparatoria prevista dal Trattato di Non Proliferazione nucleare, dal 26 aprile al 7 maggio scorsi. I giovani si sono impegnati in quattro ambiti principali: azioni pubbliche, sensibilizzazione nelle scuole, copertura mediatica, e incontri con i decision makers.
BANG Europe, la Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari (ICAN), Abolition 2000 e NAPF Geneva hanno reso possibile un’esperienza che non è servita solamente ai ragazzi per imparare a dialogare con delegati e ambasciatori, e per ampliare la loro conoscenza sul tema del nucleare.
È stata, infatti, un’occasione per ribadire la presenza di una grossa fetta di società civile composta da menti brillanti, agili e aperte al rinnovamento, che dice NO alle armi nucleari.
I 40 studenti selezionati hanno incontrato i rappresentanti di 30 Paesi, tra cui Italia, Unione Europea, Iran e Federazione Russa, e si sono confrontati con numerose organizzazioni incluse ICAN e il CTBTO (Comprehensive Nuclear-Test-Ban Treaty Organization). Hanno avuto l’occasione di porre personalmente domande agli ambasciatori delle maggiori potenze nucleari, così come ai delegati di quegli Stati come il Costa Rica, la Nuova Zelanda e la Svizzera, fermamente impegnati nella lotta diplomatica a favore del disarmo nucleare. Tali incontri sono stati un successo dal punto di vista degli scambi di opinioni e hanno rappresentato uno stimolo ispirando agli studenti nuove idee per il futuro e un rinnovato entusiasmo. Restando ben consapevoli delle difficoltà e degli ostacoli insiti nella sfida, i membri dell’NPT Youth hanno contribuito al lavoro quotidiano di organizzazioni no-profit e di tanti individui che ritengono che un mondo libero da armi nucleari sia possibile. Si sono uniti alle voci degli Hibakusha, i sopravvissuti delle bombe su Hiroshima e Nagasaki, per affermare con determinazione il loro rifiuto verso logiche da Guerra Fredda, verso la pretesa di far passare la bomba nucleare come garanzia di sicurezza nazionale per chi la possiede, o come strumento di prestigio. Così, a fronte di una politica stantia fatta di teorie immutabili, di interessi militari e del più cinico scetticismo, il gruppo dell’NPT Youth cantava slogan particolarmente calzanti, citando Elvis: ‘‘A little less conversation, a little more action please!’’. Si tenevano corsi di sensibilizzazione sul tema del disarmo nucleare nelle scuole viennesi, e si partecipava all’allestimento di mostre e seminari. L’apice del coinvolgente attivismo è stato poi il flash mob nel cuore di Vienna, a Stephen Platz, che incitava i passanti a danzare. La delegazione ha anche elaborato uno Youth Speech, che è stato letto all’assemblea plenaria a nome della gioventù mondiale. In esso la comunità internazionale nel suo complesso è stata chiamata a un maggiore impegno politico, finora troppo lento e macchinoso. Il Trattato di Non Proliferazione nucleare ha ormai compiuto 42 anni dalla data di entrata in vigore del testo: Marzo 1970. Eppure, ancora oggi i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU sono anche le principali 5 potenze nucleari al mondo, e non sembrano avere la volontà politica di rinunciare a questo tipo di arma. Vi sono questioni di natura militare ed economica, come anche considerazioni sugli equilibri internazionali. Ancora attuale è per esempio la teoria cosiddetta della distruzione mutua assicurata (M.A.D.), o teoria della deterrenza, in base alla quale possedere l’arma nucleare rappresenterebbe in realtà un deterrente allo scontro, in quanto l’utilizzo di simili ordigni è capace di provocare la totale distruzione di tutti gli schieramenti in campo, senza vinti né vincitori. La sola minaccia di un annientamento reciproco farebbe sì che nessun governo sia così irrazionale da lanciare un attacco. Le domande che la delegazione di giovani ha rivolto ai sostenitori di questa teoria recitavano per lo più: “Come fronteggiare il rischio di un attacco terroristico all’interno di centrali nucleari e delle basi in cui sono custodite le armi? Chi ci garantisce che un gruppo di estremisti di qualsivoglia orientamento politico e/o religioso non riesca ad impossessarsi di un ordigno nucleare?”. O ancora: “Come controllare quegli Stati retti da governi autoritari senza scrupoli, pronti al massacro dei loro stessi concittadini?”. Le risposte dei fans della deterrenza si limitavano ad assicurare massimi livelli di sicurezza, garantiti da altissime tecnologie, codici segreti, e personale specializzato. Purtroppo tale argomentazione non ha convinto le impulsive menti dei giovani dell’NPT Youth. Anzi appare loro piuttosto rischioso affidare il futuro del pianeta a una scommessa sulla razionalità e sul buon senso del genere umano. Per una volta i giovani si sono dimostrati in questo meno ‘idealisti’ dei loro interlocutori.

L’impegno italiano
Di particolare rilievo è stata infine la partecipazione, all’interno della delegazione, di otto italiani coordinati da un membro del comitato organizzativo dell’NPT Youth, Mirko Montuori. L’impegno italiano, oltre ad affiancarsi al lavoro di tutto il team durante la conferenza, proseguirà in una mostra a tema sui bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki, prevista per il mese di giugno a Roma. Dunque, le attività del gruppo non si estinguono allo scadere dei lavori ufficiali delle Nazioni Unite (che anzi non ne rappresentano che la prima tappa), ma continueranno nel tentativo di creare una rete di giovani attivisti a livello europeo, che, attraverso la loro collaborazione, portino avanti l’obiettivo di fare pressione sui governi affinché si rispetti il Trattato e si arrivi infine a una Convenzione che metta al bando l’arma nucleare. Chi altri se non le generazioni che puntano lo sguardo e le loro aspettative sul domani, potevano meglio ricordare come la minaccia nucleare estenda la sua ombra anche sugli anni a venire? È stato stimato che vi siano ancora circa 20.000 ordigni nucleari nel mondo, il cui uso anche isolato potrebbe avere conseguenze umanitarie catastrofiche. Con il peso di questa inquietante presenza sulle spalle del mondo, nessuno si dovrebbe sentire invulnerabile; e gli Stati in particolar modo hanno il dovere non solo di salvaguardare la vita dei loro cittadini, ma di garantire alla popolazione le basi per un futuro dignitoso e sicuro. I giovani hanno espresso chiaramente il loro punto di vista e sono intenzionati a proseguire su questa strada. I signori che governano devono decidere se stare dalla parte del futuro, dei loro figli e nipoti, o se rimanere seduti su di un’enorme bomba a orologeria pronta a esplodere proprio sotto i colpi dei loro giochi di potere.

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