POVERTÀ

Piccoli e indifesi

Un ponte Sud-Sud per difendere i diritti dei bambini.
Dall’America Latina al Sud Italia, scuole e politiche per l’infanzia sono essenziali per prevenire disagi sociali e criminalità.
Cristiano Morsolin (Osservatorio SELVAS, operatore di reti internazionali per la difesa dei diritti dei bambini/e e adolescenti)

La Fondazione CON IL SUD e Save the Children Italia hanno presentato a Roma, lo scorso 4 aprile, la rete Crescere al Sud, che promuove la tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza nel Mezzogiorno.
“Su 100 bambini che vivono in Calabria e in Campania solo 3 accedono all’asilo nido, ma in tutto il Mezzogiorno la frequenza è comunque 4 volte inferiore alla media nazionale – affermano i responsabili della rete. Un futuro migliore per chi cresce al Sud sembra meno possibile e più lontano se, dopo l’asilo, anche a scuola si perdono per strada 3 studenti su 10 che non arrivano al diploma; servizi spesso essenziali come il tempo pieno sono disponibili in meno di 1 caso su 10 (8,6% nel Mezzogiorno e 7,1% nelle isole), mentre 1 bambino su 2 (42,6%) ne può usufruire nel Nord-Ovest. Un percorso di crescita che in 601 comuni del Sud ad alta densità criminale su un totale di 1.608, espone bambini e adolescenti a una cultura di illegalità e violenza diffusa” riporta Redattore Sociale.
“Alla crisi in atto, che aggrava ulteriormente le condizioni economiche delle famiglie e in particolare di quelle con più figli minori, si associa una drammatica e continua contrazione delle risorse pubbliche. I fondi per gli interventi sociali trasferiti dallo Stato centrale alle regioni si sono ridotti tra il 2008 e il 2011 dell’85% (da 1.213,2 milioni a 178,5) e, sul fronte dell’educazione, già nel 2008 la spesa dell’Italia si è collocata al 29 posto su 34 Paesi secondo le stime dell’Ocse (il 4,8% del PIL contro una media del 6,1%)”.
Questo il punto di partenza di “Crescere al Sud”, la rete che raccoglie 20 associazioni e organizzazioni presenti sul territorio che, in occasione dell’incontro con il ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca, richiama con forza l’esigenza di maggiori risorse per l’infanzia al Sud, a partire dall’utilizzo dei Fondi Europei. Infatti, nonostante i progressi degli ultimi mesi, l’Italia ha speso solo il 19,7% dei 43,5 miliardi di euro destinati alle Regioni del Sud e rimane al penultimo posto tra i Paesi europei per capacità di spesa.
“I dati statistici, ma anche le tante storie dei ragazzi che incontriamo con i nostri progetti, ci raccontano una disuguaglianza di mezzi e opportunità inaccettabile che colpisce in modo chiaro in particolare i bambini e gli adolescenti del Sud, in una realtà sempre più difficile dove cresce la povertà e si indebolisce il sistema educativo e del welfare. La dispersione scolastica raggiunge livelli allarmanti, come nel caso della Campania, dove 20.520 minori con meno di 14 anni hanno abbandonato la scuola tra il 2005 e il 2009, e dove si registra spesso un legame diretto con il lavoro minorile o con l’accudimento familiare per le ragazze, ma anche l’impiego nella criminalità organizzata con rischi enormi per chi ne è coinvolto”, dichiara Claudio Tesauro (presidente di Save the Children Italia). La qualità del futuro dei minori del Mezzogiorno è un elemento fondamentale per lo sviluppo di tutto il Paese, e per questo auspichiamo uno sforzo straordinario da parte del Governo con nuove iniziative come quella di un utilizzo mirato dei fondi europei”.
“Continuare nell’equivoco e ritenere, nei fatti, che la scuola e altri servizi sociali primari siano ‘altra cosa’ rispetto allo sviluppo è un gravissimo errore”, ha dichiarato Carlo Borgomeo (presidente della Fondazione Con il Sud).

Note dall’America latina
Ho lavorato personalmente a Palermo e in Calabria in progetti educativi di strada (CNCA e Libera). Mi permetto di sottolineare l’importanza dell’interdipendenza di un carente sistema educativo con la questione “ragazzi di strada”. Qui in Colombia la presenza di 10.000 bambini soldati, vincolati forzatamente alla guerra da parte di vari attori illegali, è collegata alla problematica del narcotraffico internazionale (considerate che la droga colombiana trova accesso in Europa attraverso la ‘ndran-gheta). La situazione comune tra l’America Latina e il Sud Italia, di estrema violenza e frutto di un’esclusione strutturale, ha bisogno di risposte collettive a diverse latitudini, di nuove alleanze tra Terzo Settore, università e società civile in generale.
A tale riguardo, esperti provenienti da diversi Paesi di tutto il mondo, in rappresentanza della società civile e del mondo accademico, hanno inviato una lettera aperta alle Nazioni Unite per porre l’attenzione sul tema dei diritti economici, sociali e culturali dei bambini/e, anche in considerazione del nuovo rapporto mondiale sui bambini/e che lavorano e vivono in strada (in preparazione a Ginevra, in occasione della 19^ sessione dell’Assemblea delle Nazioni Unite sui diritti umani).
La riflessione proposta fa riferimento a un lavoro investigativo incaricato dall’Alto Commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite di Ginevra al Consortium for Street Children di Londra che ha realizzato il report “STREET CHILDREN: A Mapping & Gapping Review of the Literature 2000 to 2010”, un rapporto che approfondisce il problema dei bambini di strada e le sue cause. “L’insieme delle indagini sociologiche e le esperienze in questi ultimi 30 anni, si legge nel report, dimostra che l’esperienza dei bambini/e che vivono e lavorano in strada, va ben oltre i comportamenti a rischio. Essa include gli encomiabili sforzi e le lotte per far fronte alle esigenze della vita quotidiana in ambienti e circostanze avverse, sviluppando relazioni solidali con altri bambini e adulti. (...) Esiste una molteplicità di punti di vista nel mettere a fuoco le diverse questioni relative alla vita dei bambini/e che vivono e lavorano in strada. Non ci devono essere barriere teoriche e concettuali per la costruzione di un quadro flessibile di riferimento.
Vernor Muñoz, relatore speciale ONU per il diritto all’educazione (2004-2010) e attualmente docente dell’Istituto di Studi Latinoamericani dell’Università Nazionale di Costa Rica, ha dichiarato di sostenere questa carta aperta perchè “la situazione dei bambini/e di strada mostra un grave impatto dell’abbandono, dell’esclusione e della discriminazione nelle nostre società. È necessario approfondire l’analisi delle cause e la ricerca di soluzioni che conducano a migliori interventi governativi fondati su politiche pubbliche culturalmente pertinenti e socialmente effettive”.
Il ministro per la Cooperazione e l’Integrazione, Andrea Riccardi, ha inviato una risposta alla lettera-appello indirizzata alle Nazioni Unite da 74 esperti di tutto il mondo. “Il Ministro – si legge nella lettera di risposta – ritiene auspicabile che l’encomiabile sforzo, sostenuto dall’Alto Commissario per i Diritti Umani per far fronte al riconoscimento dei diritti dei bambini di strada, prendesse in esame tutto il ricco patrimonio, esperienziale e culturale, maturato negli anni. Ciò permetterebbe di costruire una cornice più flessibile di riferimento, che possa tener presente i diversi approcci con i quali si è tentato di affrontare una questione così delicata e complessa”.

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