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Giustizia al di sopra di tutto

Uno strano modo di interpretare il rapporto tra potere e sessualità è alla base della pedofilia e di tutto il dolore che essa crea. Riflessioni plurali in un libro frutto di un convegno sulla vita monastica.
Patrizia Morgante

Nel testo emerge con chiarezza come il dolore della pedofilia derivi da una strana relazione tra potere e sessualità che ha caratterizzato e caratterizza alcuni aspetti oscuri della nostra Chiesa e società. Forse, alla radice, giace quel conflitto mai sopito e che oggi vediamo più attuale che mai tra legge e spirito, tra rispetto della regola e esercizio della misericordia di Dio. Non sarà facile arrivare a dei cambiamenti strutturali, ma vanno valorizzati semi di riconciliazione e misericordia come questo testo, che, come si afferma nella prefazione: “Le riflessioni che compongono questo volume, frutto del VI Convegno sulla vita monastica, organizzato dalla Piccola Famiglia della Risurrezione di Marango (VE) e dalla Piccola Fraternità di Gesù di Pian del Levro (TN), vogliono essere un contributo serio al dibattito in corso, nella speranza di un cammino evangelicamente significativo della Chiesa che è in Italia”. Il libro raccoglie 3 relazioni tenute al Convegno. Rosanna Virgili ci ricorda come sia inviso a Dio il sacrificio dei bambini, le violenze su di loro. La pedofilia non è solo raccapricciante, ma è uccidere dentro di sè il dono di Dio che è il figlio, e il figlio del futuro. Il diritto biblico ci chiede di vedere e dare un nome alle cose e la giustizia non si può compiere senza l’altro, l’altro è fondamentale; la giustizia sta nella relazione.
Luca Fallica offre alcune pennellate della giustizia e della misericordia nella regola di San Benedetto. Non si va nel deserto per purificarsi, per un’esigenza moralizzante, ma per ritrovare nel silenzio la misericordia di Dio. L’amore nella sua imprescindibile relazione con Dio e gli uomini, ha una dimensione passiva e una attiva, feconda, generativa. Ma la passività accogliente, la pazienza, la misericordia di cui parla Benedetto è feconda, generativa allo stesso tempo, dà vita all’altro, semina nell’altro il seme della virtù. Ci vuole “ri-guardo” nelle relazioni: tornare a guardare di nuovo, guardarsi nuovamente dopo lo sguardo dell’altro.
Angelo Casati si indigna per l’espressione ‘tolleranza zero’ usata nella Chiesa dopo gli scandali sulla pedofilia. È assente la differenza nel linguaggio che fa il Vangelo. Si dovrebbe contrastare ogni tentativo di sentirsi superiori o giudici nella comunità. Non ci può essere cambiamento nella Chiesa se non si mette in discussione la radice del problema: il dominio. Nella Bibbia si parla di giustizia come di indignazione, sofferenza per il diritto violato dell’altro, non come un atteggiamento individualistico e difesa del proprio interesse. La giustizia inizia con lo sdegno, uno sdegno sacro. Il Dio della Bibbia non è un Dio spento, è un Dio sanguigno, che si indigna, che prova ira. È questa passione che dovremmo risvegliare per combattere un virus della nostra società che è l’indifferenza.
“La misericordia previene la giustizia in quanto la genera, nel senso che è capace non solo di perdonare l’altro, o di comprenderlo, ma anche di renderlo giusto, o quanto meno di incoraggiarlo in un cammino di conversione e di guarigione del cuore. Sappiamo bene come nel linguaggio semitico, come pure in greco, l’organo corporeo della misericordia non è tanto il cuore, come avviene in latino, ma l’utero materno, quelle viscere capaci sia di accogliere e ospitare la vita, sia di generarla” (pag. 41).

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