POPOLI DIMENTICATI

Ruspe

Tra ruspe e demolizioni, scorre lenta la vita della gente in Palestina.
Voci giovani ci raccontano cosa vedono, all’arrivo nei territori occupati.
Lorenzo Nardelli

Le demolizioni ti colpiscono
come una botta alla testa.
Quando arrivi sul posto, di corsa,
con il fiato corto,
le immagini dei bulldozer ti stordiscono.
Inizi a mettere a fuoco la situazione.
Senti i rumori delle ruspe, le voci della gente,
vedi gli animali confusi.
Sono mille le reazioni possibili
a questi eventi.
C’è chi si dispera, chi urla,
chi rimane immobile, seduto, in silenzio,
guarda la propria casa crollare,
impotente, oppure guarda nel vuoto.
Ma c’è anche chi cerca di recuperare
più cose possibile,
prima che le enormi pale
rendano inutilizzabile ogni cosa.
Perché, quando i bulldozer se ne saranno andati,
bisognerà ricominciare
e tutto ciò che non è distrutto potrà servire.
È incredibile la sistematicità
con cui gli « operai » dell’esercito israeliano
eseguono il loro lavoro.
Prima di salire sulle jeep e sui pickup
si stringono la mano,
ridono, si abbracciano
e si congratulano tra loro
per l’ottima operazione svolta.
Possono finalmente tornare a casa,
dalle loro famiglie,
dopo una dura giornata di demolizioni.
Così ci si guadagna lo stipendio
nell’unica democrazia del Medio Oriente.

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