Il reflusso di Socci
Non so quale dei sentimenti prevalga in me dopo la lettura dell’articolo comparso a firma di Antonio Socci sull’edizione di domenica scorsa di Libero. Sono amareggiato, sconcertato, triste, disgustato e non tanto per la diversa valutazione della vita del card. Martini, della sua proposta di fede e della sua portata culturale. Piuttosto delle falsità che vi sono contenute come un macigno accusatorio che non permette nemmeno il diritto di difesa dell’interessato. Ad esempio, dire che Martini avesse “un complesso di inferiorità verso i laici” e che “cercava l’applauso del mondo” è negazionismo assoluto di una personalità che - al contrario - è sempre apparsa schiva e discreta. Martini non ha mai né cercato e tantomeno amato le folle plaudenti e le adunate oceaniche. Appariva piuttosto timido e a disagio di fronte agli applausi. L’articolo di Socci ha il sapore di una vendetta consumata a caldo, di un reflusso gastrico trattenuto a lungo per opportunismo, di una lettera inviata postuma perché non si è avuto il coraggio di recapitagliela in vita. In quel caso sarebbe stata nella linea del dialogo sereno di cui proprio Martini è stato maestro e artefice. Sull’esempio di Gesù Cristo e non di Socci.