Palermo - Guatemala
Antonio Ingroia ha deciso di accettare l’offerta delle Nazioni Unite per un incarico in Guatemala. Non è una scappatoia né un rifugio. Al contrario è la scelta consapevole di chi sa leggere le mafie postmoderne e comprende che la testa del serpente oggi si trova in Centroamerica. È una scelta strategica che indica una strada. Un segnale lanciato anche a chi vive tutto il provincialismo di discussioni che non tengono conto del salto transnazionale che le grandi famiglie del crimine hanno operato da tempo. Perché molto prima di Ingroia, il biglietto Palermo – Guatemala, lo hanno acquistato i narcos e quelle mafie che continuiamo a pensare come a una fotografia ingiallita. Alleanze e strategie, nuovi interessi portati avanti con metodi e sistemi assolutamente inediti. Un vero peccato che non si legga un solo commento in grado di cogliere tutto questo! Al contrario oggi si annusa un vento che sta portando verso un pericoloso isolamento un magistrato che ha dimostrato con i fatti di saper capire e inchiodare Cosa Nostra. E noi qui a discutere per ore e paginate delle intercettazioni che hanno riguardato il capo dello Stato, invece che indignarci per la vicenda che vede pezzi dello Stato scendere a patti col malaffare. È forse questo un Paese normale?