La lezione di un ragazzo di 12 anni

26 settembre 2012 - Tonio Dell'Olio

Una di quelle notizie che se fosse vera, sarebbe atroce. Niyaz Mohammad un bambino afgano di 12 anni, addestrato dai talebani al ruolo di kamikaze per vendicare la perdita della famiglia in un bombardamento della Nato, è fuggito dall'accampamento dove era stato inviato e si è consegnato alle autorità. Lo scrive il quotidiano online Khaama Press. Sangue che reclama altro sangue. Senza scrupoli. Sangue risparmiato per la saggezza di un bambino. Se la notizia non fosse una montatura di qualche servizio segreto, quel bambino sarebbe da premio Nobel per la pace. Sarebbe da accogliere e disintossicare dal fanatismo con cui hanno tentato di infarcirlo. Sarebbe da mettere in cattedra nelle università e nelle chiese. Perché Niyaz Mohammad non è solo una vita risparmiata alla carneficina a sua volta evitata. È l’incrocio di violenze di diverso segno, ma tutte dello stesso colore del sangue. È la speranza che dice al mondo intero che smarcarsi dalla violenza della guerra e del terrorismo si può.

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