Manifesti di pace
La “Mostra del manifesto contro la guerra e la corsa agli armamenti, per l’educazione alla pace e alla nonviolenza” nasce l’11 marzo 1985 quando, nella Sala d’Ercole di Palazzo d’Accursio, sede del Comune di Bologna, viene inaugurata la I esposizione bolognese del manifesto pacifista.
L’origine di questo primo nucleo della raccolta si può far risalire alla fine degli anni Settanta, quando l’Occidente europeo si preparava ad accogliere i missili Cruise e Pershing II. Nel 1979, anno della fatidica decisione NATO di installare gli euromissili (con la conseguente risposta sovietica di installazione dei missili SS-20 nei Paesi comunisti dell’Europa orientale), cominciarono le prime manifestazioni pacifiste. Ma fu il 1981 l’anno che vide ‘scoppiare la pace’ in tutta Europa. Le grandi manifestazioni per la pace nelle capitali europee e la miriade di iniziative a livello locale contro tutti i missili (a testata nucleare) sia a Est che a Ovest indussero lo scrivente a girare in lungo e in largo per l’Italia e l’Europa. Ad ogni rientro a Bologna lo accompagnavano un numero più o meno grande di manifesti e locandine.
Erano, quei manifesti, un’espressione viva e forte della volontà popolare di opporsi al riarmo atomico (e non solo a quello). Manifesti che, prima o poi, sarebbero serviti per ricordare un pezzo importante della nostra storia. Ma sarebbero serviti anche per insegnare che, da quegli eventi, tutti noi avremmo imparato molto. Innanzitutto l’importanza e la forza che hanno avuto quei movimenti di mobilitazione di massa: ma anche i loro limiti. In secondo luogo l’incisività e le potenzialità dei movimenti antimilitaristi e nonviolenti che, sia pure da posizioni numericamente minoritarie, hanno portato un contributo di idee, di esperienze e di proposte. Inoltre, quei manifesti hanno evidenziato una pluralità e un’articolazione di iniziative sul territorio che era difficile immaginare: soprattutto se, oltre che il numero, si considera la qualità, l’incisività e il livello di partecipazione popolare.
Alla vigilia della I edizione della mostra (cui ne seguirono altre due, nel 1986 e 1987) i manifesti erano circa 200. Era venuto il momento di utilizzarli. Quale migliore occasione dell’inizio della IV Campagna nazionale per l’obiezione di coscienza alle spese militari? Così, dopo circa 5 anni di gestazione, nasceva la raccolta.
Eravamo consapevoli che la raccolta, pur vasta e articolata, rappresentava solo una minima parte del grande arcipelago pacifista. Per cui cominciammo a chiedere a tutti, singoli e gruppi, di contribuire al suo ampliamento fornendoci manifesti e locandine (che quasi sempre, dopo l’utilizzo, andavano dispersi o distrutti) in modo da poter costituire un ‘Centro di documentazione permanente del manifesto pacifista’. Non solo l’appello venne subito raccolto, ma molti gruppi e associazioni di base ci chiedevano in prestito i manifesti per l’allestimento di esposizioni locali: segno evidente dell’interesse suscitato.
Alla viglia della II esposizione bolognese (1986) i manifesti raccolti erano 526 e, alla vigilia della III (1987; ospitata, come la II, nella prestigiosa sede comunale di Palazzo Re Enzo) erano oltre 800. Le dimensioni raggiunte dalla raccolta la configuravano già come la più ampia del genere in Italia. Un insieme di documenti di valore non solo storico e culturale, ma anche educativo.
Nei 12 giorni di apertura della II edizione i visitatori sono stati circa 5000. Nei primi due anni di vita della Mostra furono organizzate ben 36 esposizioni locali in 30 diverse città italiane, tra cui 9 capoluoghi di provincia di cui 5 fuori dall’Emilia-Romagna.
Da allora, con i manifesti della raccolta sono state organizzate altre 200 mostre in varie parti d’Italia e d’Europa, a cura sia del CDMPI che di diversi gruppi culturali, politici, sociali, religiosi, nonché di enti locali, scuole e università. Anche le sedi erano le più diverse: chiese sconsacrate, fortezze e castelli, supermercati, centri-anziani e circoli ricreativi, sedi comunali, scuole, università e persino in un locale della Fondazione Carnevale di Viareggio e in occasione del Concorso mondiale dei fuochi d’artificio tenutosi a Valmontone (Roma).
Negli anni Novanta il CDMPI inizia a predisporre, con la selezione di manifesti della raccolta, una serie di mostre tematiche itineranti.
È in questi anni che inizia una collaborazione con il Museo per la Pace di Norimberga e, poco dopo, con il prof. Peter Van Den Dungen, coordinatore della Rete Internazionale dei Musei per la Pace e docente di storia dei movimenti pacifisti al Dipartimento di studi per la Pace dell’Università di Bradford (Inghilterra).
Tra la fine degli anni Novanta e i primi anni del secondo millennio il CDMPI compie un salto di qualità, organizzando nel 1999, in collaborazione con l’associazione Stop the war di Catania la più grande esposizione di manifesti della sua storia: 450 manifesti distribuiti in sette mostre tematiche allestite in altrettanti centri comunali della provincia di Catania. “Fortezze di pace” fu il nome dato a questa iniziativa in quanto tutte le sedi espositive erano ospitate in castelli e fortezze normanne o carceri borboniche. L’anno successivo, il 2000, Bologna era una delle nove città europee della cultura, cui era stato affidato il tema della comunicazione. Il CDMPI presentò al comitato organizzatore il progetto (poi approvato e finanziato) di allestimento di una grande mostra itinerante di 100 manifesti, “50 anni di pace sui muri d’Europa (1950-2000)”, che, unitamente al catalogo che la accompagnava, raccontava la storia dei movimenti per la pace europei degli ultimi 50 anni.
Nel corso del primo decennio degli anni 2000 il CDMPI partecipa a 3 congressi della Rete Internazionale dei Musei per la Pace: in Belgio (2002), a Guernica (2005) e a Barcellona (2011).