Calciosociale

Un altro calcio è possibile: uno stile di vita che accoglie, integra, lascia spazio a tutti e tutte, nella propria unicità e diversità.
I “Custodi del Campo dei Miracoli”

Calciosociale è un segreto efficace e vincente per essere felici, è un mezzo per riuscire a migliorare noi stessi, crescere insieme agli altri, far crescere gli altri, aprirci la mente… cambiare da dentro, aprire nuove prospettive di vita insieme a compagni di viaggio inaspettati e sconosciuti… il tutto con la scusa di un semplice pallone! Calciosociale è un luogo dell’anima, per chi nella vita non vuole arrendersi alle difficoltà, per chi non accetta l’appiattimento nella banalità, per chi vuole essere libero, ma crede che vita, libertà e amore funzionino meglio al plurale. Calciosociale è uno stile di vita per ragazzi che vogliono crescere e per adulti che vogliono riscoprire la bellezza di non sentirsi mai “arrivati”.
Calciosociale è una follia… pensare che sia possibile stare insieme a persone sconosciute, apprezzare coloro sui quali avevamo dei pregiudizi, imparare ad ascoltare compagni di squadra con cultura, età, gusti, possibilità economiche e religione, distanti dalle nostre. È una follia educarci a credere che le favole ascoltate da piccoli, il lieto fine dei film preferiti – a volte – possiamo persino viverli nella nostra quotidianità, sognando da svegli!
Calciosociale è riscrivere le regole del calcio, come ci piacerebbe che fosse non solo lo sport, ma anche la vita: è partire tutti alla pari, è fidarsi dell’altro, è non aver paura di sbagliare, è accogliere e sentirsi accolti, è accettare, condividere e superare qualsiasi nostro difetto o handicap… Insieme! Calciosociale è senz’altro un torneo basato sul calcio, ma è soprattutto basato sulle Persone, sulla convinzione che il confronto senza infingimenti tra due esseri umani, possa essere più forte di una bomba, perché cercare di capirsi, mettersi in discussione, aprirsi agli altri, essere onesti con se stessi, è molto più difficile che fare carriera, è molto più faticoso della ricerca del prestigio o della rispettabilità sociale; di solito, però, la “paga” è diversa, il risultato è l’Amore, la vera realizzazione di sé.
Calciosociale è un progetto educativo, basato sulla coeducazione, sull’autoeducazione e sulla libertà; è voglia di stare insieme, adolescenti, giovani, adulti, anziani… senza distinzioni!
Calciosociale, in sei parole, è riscoprire il gusto di essere Uomini! È questo il sogno dei volontari del Calciosociale. Partiti a Roma nel 2005 con alcune buone idee: giocare a calcio in una maniera che non fosse escludente ma inclusiva e accogliente, e dunque: dentro ragazzi con problemi fisici o psichici! Dentro ragazzi che non sapevano giocare a pallone ed erano rimasti emarginati dal tono agonistico e aggressivo di qualsiasi partitella “nostrana” di calcetto! Dentro le ragazze, quasi sempre spaventate dal modo in cui i maschi affrontano il calcio! Tutti dentro!!!
Scommettiamo che ci divertiamo lo stesso?
Un’altra idea era quella dell’attenzione ai ragazzi. La droga, l’alcool, la loro malcelata violenza, il loro basso rendimento a scuola... frutto di solitudine, di difficoltà nella comunicazione in famiglia, dei richiami di una società sempre più competitiva e massificante: abbiamo pensato di dare spazio a ognuno di loro, di ascoltarli, di andare a cena nelle loro case, di parlare con i loro genitori, di seguirli nella scuola, di educarli all’autonomia personale, di offrire alle loro giornate cose belle da fare... abbiamo incominciato con lo sport!
Un’ulteriore idea era quella di dare a tutti le stesse opportunità per migliorarsi e credere in se stessi: è questa la vera uguaglianza! È per questo che nessuna squadra precostituita può iscriversi al Calciosociale... ognuno si iscrive per sé, viene valutato e, dopo essere stato inserito in fasce valutative, è estratto a sorte e inserito in squadra; così facendo, ogni squadra si presenta con un coefficiente tecnico complessivo pari alle altre e il giocatore più inesperto non viene mortificato, ma sa di non essere un peso per i propri compagni, in presenza di un giocatore di pari inesperienza presente dall’altra parte del campo!
Lo scopo del gioco nel Calciosociale è dimostrare, attraverso la pratica, che non è vero che ci si diverte solo se si vince, ma ci si diverte solo quando si sta insieme, a prescindere dal risultato, perché “noi è più che io”.
Questo che molti hanno chiamato illusione, per i volontari del Calciosociale è il pane quotidiano.
Abbiamo accolto tanti ragazzi: alcuni molto tecnici, ma con instabilità e irrequietezze caratteriali; altri lusingati dal giro della droga; altri emarginati dalla società e dalle ristrettezze economiche della famiglia; altri schiacciati dalla separazione dei genitori; altri con handicap fisici o psichici, che mai si sarebbero sognati di poter dire ad alta voce: “Ho vinto un torneo di calcio”... nessuna regola strana per loro... nessun gol che vale doppio... sono giocatori come gli altri, fratelli...
Gli educatori del Calciosociale amano questi ragazzi, li accolgono, li fanno sentire a casa... “Noi ci sentiamo a casa accanto a loro”, dice Giulia, una ventenne da due anni educatrice. Il modello educativo del Calciosociale, infatti, prevede un educatore in ogni squadra, una persona di esperienza e capacità nell’ascolto e nella testimonianza con la propria vita, una persona serena, equilibrata, che sappia essere sensibile e discreta, ferma quando serve: “...perché il calcio, come la vita, ci procura sempre momenti di tensione, che bisogna saper prevedere, gestire e affrontare”, dice Mauro, educatore classe 1950, uno dei più grandi della comunità. “Un altro dei nostri valori è il livello tecnico”, dice Tommaso, responsabile del settore tecnico... non organizziamo un torneo alla buona, ma curiamo i dettagli... ai nostri ragazzi vogliamo offrire il meglio! È per questo che gli iscritti ai tornei di Calciosociale sono valutati uno a uno: per fare un campionato il più equilibrato possibile; è per questo che le regole sono fondamentali, e il loro rispetto ci rende davvero tutti uguali; è per questo che cerchiamo i campi migliori, le divise più belle: i nostri compagni hanno diritto al massimo; è per questa ragione che ogni squadra ha il suo capitano: un ragazzo, tendenzialmente molto preparato sul piano tecnico e sulla ventina d’anni, che si occupa di mettere bene la squadra in campo e di insegnare ai ragazzi i movimenti giusti, spronandoli a dare sempre il massimo, e che funge da vera e propria spalla dell’educatore!
L’amore e la qualità ci hanno portato verso l’alto...: “Piano piano si sono avvicinati al progetto moltissimi ragazzi militanti in squadre professioniste e si sono messi al servizio, entusiasti, delle ragazze e dei ragazzi più inesperti”, dice Clio, una delle responsabili di questa follia educativa. Mossi dal convincimento che nessuno nasce “negato” per qualcosa, abbiamo promosso degli allenamenti pomeridiani: dei veri e propri corsi di calcio dove, i ragazzi e le ragazze meno dotate, hanno riscontrato che – nello sport come nella vita – è possibile migliorarsi, e di molto, senza alcun tipo di scorciatoia... basta una buona dose di autoironia, la voglia di mettersi in discussione, tanto impegno e... voglia di vivere!
Mano a mano che proponevamo eventi, i ragazzi rispondevano con entusiasmo, e portavano le loro idee, ci siamo resi conto del loro e del nostro grande bisogno di stare insieme, di progettare, di mettersi alla prova.
Questo sforzo non è passato inosservato agli occhi dei più grandi, che hanno potuto leggere in filigrana i motivi, e gli scopi del Calciosociale... così, già dal secondo anno, una ventina di genitori sono scesi in campo con i figli (e a volte da avversari!) per un evento settimanale diventato sempre di più un abbraccio in famiglia, un modo per riscoprirsi al di là dei ruoli familiari, o per accorciare le distanze generate dalle crisi familiari, attenuandone i dolori. “Ma nel Calciosociale, dice il fondatore Massimo Vallati, si parte dal campo per arrivare nelle strade delle nostre città, cercando di affrontare insieme i mille problemi che affliggono i nostri quartieri, le nostre vite”.
Ed ecco che, insieme alle partite, i volontari del Calciosociale organizzano percorsi di legalità e spiritualità, momenti di riflessione per non arrendersi a un pensiero unico, a un destino che sembra ineluttabile, ma spingerci tutti a crescere, a cercare di migliorare noi stesse e le cose che ci circondano.
Calciosociale oggi, nel quartiere di Corviale a Roma, sta cercando di costruire la sua sede, in un luogo in totale stato di degrado e illegalità, che si vuole restituire alla cittadinanza: “Qui, spiega Vallati, si sta costruendo una fraternità metropolitana, un luogo dove poter riprendere fiato e ritrovare un po’ di speranza, un luogo dove respirare un po’ di spirito, il Campo dei Miracoli”.

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