Casa comune o cassa comune?
Sono temi con cui ci confrontiamo oggi e che don Tonino leggeva e commentava, con uno sguardo che sapeva andare lontano, oltre 20 anni fa.
“Tutti siamo preoccupati per la recessione, per quello che la lira sta attraversando, per i problemi che si aprono per la chiusura inesorabile che nei prossimi mesi vedrà tante fabbriche improduttive chiuse e quindi tanti lavoratori mandati a casa. Verranno tempi duri: inutile che ce lo nascondiamo. Dobbiamo dircelo qui, ai piedi della Madre, perché sia lei a renderli più dolci. Verranno tempi duri per la nostra vita nazionale. Verranno tempi duri proprio nel momento in cui ci stiamo preparando a vivere l’esperienza nella casa comune della nuova Europa, che a me si presenta anche con tristi presagi perché ha più il sapore di una convivenza economica, di una cassa comune che di una casa comune. Sembra più l’Europa dei mercanti che l’Europa dei fratelli che si trovano tutti quanti insieme a vivere la loro identità aperta per aprirsi anche all’accoglienza degli altri. Tempi duri. L’Unione Europea sembra svilupparsi non tanto in una convivialità di differenze quanto attorno al marco e probabilmente attorno a grandi nazioni che renderanno la nostra vita standardizzata un po’ sulla loro. Verranno tempi difficili, ma noi li dobbiamo affrontare con grande speranza. Perché, se ce la mettiamo tutta le cose dovranno cambiare”. (13 settembre 1992, Festa Madonna dei Martiri, Luce e Vita).
Ed è stata significativa la presa di posizione di don Tonino vescovo, insieme a tutto il presbiterio e i movimenti laicali della diocesi, a favore dei lavoratori delle Ferriere di Giovinazzo. Una solidarietà espressa non solo a parole nella lettera, che riportiamo in parte, del febbraio 1983, ma concretizzata in gesti concreti di condivisione anche economica, con i soldi del fondo diocesano per nuove Chiese.
“Cari lavoratori delle Ferriere di Giovinazzo, in un momento particolarmente drammatico per voi, per le vostre famiglie e per l’intera città, vogliamo farvi giungere la nostra voce, per assicurare tutti, senza mezze misure, che noi stiamo dalla vostra parte… Abbiamo come Chiesa un compito e una competenza che nessuno ci può contestare: quello di schierarci dalla parte degli ultimi. E in questo momento gli ultimi siete voi, sul cui capo gravano le minacce di un futuro preoccupante…
Ma cosa significa oggi ‘ stare con voi’ che siete gli ultimi?
Significa intanto condividere la vostra sofferenza. Sono in gioco la vostra dignità, la vostra casa, la vostra salute, il vostro equilibrio interiore…
Significa, ancora, condividere i nostri beni…
Significa anche condividere la vostra protesta. Protesta contro le latitanze, le lentezze, i ritardi, le scelte che hanno reso estremamente pesante la situazione. Protesta contro una politica che non ha salvaguardato i livelli occupazionali attraverso le necessarie riconversioni e ristrutturazioni…
Stare con voi, infine, significa esortarvi a condividere le nostre speranze. La situazione è difficile, è vero... Recuperiamo quel forte rigore morale proprio dei lavoratori di un tempo ( e non solo di un tempo). Stringiamo i denti per vivere nella crisi con lucidità e coraggio…”.