Pier Paolo Pasolini
La sua morte rimane ancora un mistero. Uno dei tanti insoluti della storia della Repubblica. Ma la sua vita resta un canto. Una poesia gridata. O accarezzata per tutti i giorni che gli fu concesso di vivere. Pier Paolo Pasolini fu ucciso la notte tra l'1 e il 2 novembre del 1975. Ma l'arte del suo canto, le sue provocazioni senza scorta, le sue parole sverniciate continuano a graffiare. Sono certo che avrebbe sparigliato le carte anche oggi. Alla politica dei soliti furbi e dei falsi innovatori, a quelli che gestiscono la comunicazione e l'immagine meglio dei propri ruoli nelle istituzioni, a tutte le fedi nascoste dietro la fitta coltre d'incenso e precetti, alla cultura vanesia e meretrice che non conosce il profumo delle strade di borgata, al Diomercato che continua a pretendere sacrifici umani. Pasolini avrebbe strappato il velo. Come sempre. Per questo ci manca. Ci manca oggi la profezia di una verità che sappia far luce sulle cose. Sulle pagine dei giornali e su quelle della vita. Un colpo di vento, un uragano autunnale, spazzò violentemente quei fogli preziosi. E ci lasciarono orfani.