Ad Agnes Heller il Premio Internazionale Primo Levi 2012
Il 21 ottobre la filosofa ungherese Àgnes Heller sarà insignita a palazzo Ducale a Genova del prestigioso premio internazionale Primo Levi. Prima di lei i vincitori sono stati Elie Wiesel, Willy Brandt, Hans Jorghen Holst, Jaques Delors, Lea Rabin, Medecins sans Frontières, Shimon Peres, Carlo Azeglio Ciampi, Carla Del Ponte, Steven Spielberg. La finalità del premio è di "onorare coloro che, con il proprio impegno morale, spirituale e civile, hanno contribuito alla pace ed alla giustizia per un mondo libero da pregiudizi, razzismo ed intolleranza, con ciò ponendosi nel solco dell'insegnamento portato avanti da Primo Levi nel corso della sua vita e con le sue opere".
Siamo felici e orgogliosi di aver dato alle stampe l'ultimo libro in italiano di Àgnes Heller "I miei occhi hanno visto" (Trento, 2012 ed. Il Margine), scritto insieme a Francesco Comina e Luca Bizzarri, in cui la grande pensatrice ricostruisce la sua storia e il suo pensiero attraverso i ricordi e le riflessioni sui grandi temi che scaturiscono da una storia tragica e al tempo stesso esaltante. Nel libro riemergono i ricordi del ghetto di Budapest quando la Heller, allora quindicenne, privata della libertà era consapevole di morire ma allo stesso tempo era decisa a vivere, a gioire, a godere la bellezza della musica, della letteratura, dell'arte. Aveva un rapporto molto stretto con il papà, Pal Heller, scrittore anarchico, autore di un romanzo su Sacco e Vanzetti, morto ad Auschwitz perché non voleva abbandonare al loro destino mortale i fratelli ebrei in fuga dalla tempesta nazista. I ricordi si accavallano, scivolano sulle dita, si fanno nitidi negli occhi vividi, che hanno visto il terrore dei totalitarismi, prima quello nazista e poi quello comunista. La Heller cerca, immagina, traccia strade nuove di comprensione della storia. Insieme ai colleghi della Scuola di Budapest subisce il fascino del grande filosofo György Lukacs. Àgnes diventa sua assistente all'università. Rimane fedele al maestro anche nei giorni tetri della deportazione, dopo la rivoluzione del '56. Le leve della repressione si fanno violentissime. La rilettura di Marx in chiave umanistica e anti-societica alimenta il sospetto del regime comunista ungherese contro la Scuola di Budapest considerata una cellula sovversiva. I filosofi sono costretti a vivere come murati nelle proprie case. Non possono pubblicare libri, non possono insegnare, non possono tenere conferenze, non possono muoversi dal Paese. Fino al 1978 la vita di questi intellettuali è un incubo. Poi arriva l'esilio. La Heller fugge con il marito Feher Ferenc in Australia e poi a New York dove insegna alla New School di New York per oltre trent'anni, dando un contributo fondamentale al pensiero contemporaneo. Nel libro vengono raccontati molti aneddoti anche dei rapporti con i grandi pensatori del Novecento con cui la Heller è rimasta legata, da Adorno a Haberms, da Rorty a Deridda, da Kolakowski a Goldmann.
Ma è con l'Italia che la Heller ha mantenuto sempre un rapporto di amore. Quando riuscì a visitarla, per la prima volta nel 1960 grazie a un permesso di pochi giorni concesso dal governo, rimase soggiogata: "Rimasi ammutolita dal fascino di Venezia. Non ci potevo credere. Una città galleggiante sull'acqua. L'avevo studiata innumerevoli volte nei libri, mi ero persa nell'immaginazione. Ora ero lì che giravo per le calli. Stavo contemplando un sogno. Dentro di me percepivo una sensazione inspiegabile. Ero dentro la storia. Stavo vivendo gli anni del Rinascimento, ero come attraversata da una nuova visione dell'essere, da un’immagine di novità affidata alle viscere della necessità. L'idea di scrivere L'uomo del Rinascimento venne quasi spontanea al termine di quel primo viaggio italiano. Non era semplicemente il desiderio di fissare sulla carta la straordinaria grandezza a cui era arrivata, in un determinato periodo storico, l'arte e la cultura. Era il bisogno di interpretare il dinamismo dell'uomo del Rinascimento, la versatilità del carattere, la potenza dell'immaginario".
Girando l'Italia dall'1 al 10 di settembre per presentare il libro in dodici città del nord e del centro Italia la Heller ha rivissuto quel sogno e ci ha ringraziato per averglielo fatto rivivere. "Questo libro - scrive la Heller nella prefazione - è il prodotto di un dialogo profondo che si è sviluppato nell'arco di quattro giorni e di molte ore spese da Francesco e Luca nella preparazione, traduzione, redazione e organizzazione del testo. E' il risultato dei miei 83 anni, dei miei pensieri e delle mie esperienze di vita".