ULTIMA TESSERA

Fuoco a Gaza

Una drammatica cartolina dalle strade di Gaza: tra bombardamenti e feriti, la gente invoca il nostro aiuto. E chiede Pace.
Giuditta Mauro (cooperante volontaria nell’ambito del progetto di monitoraggio ospedali pubblici della Striscia di Gaza, promosso dal gruppo consiliare della Regione Veneto Federazione della Sinistra)

21 novembre 2012, ore 7: l’arrivo a Gaza è stato accompagnato da bombardamenti continui. Partita da Gerusalemme, il 21 novembre scorso, alle 7 di mattina, dopo circa un’ora di macchina a cinque km da Erez, ho trovato un posto di blocco dove, con altri volontari internazionali, la maggior parte giornalisti, sono rimasta ferma per circa tre ore. Verso le 11 si è presentato un ufficiale dell’esercito israeliano il quale ci ha indicato come proseguire: chi aveva noleggiato la macchina doveva lasciarla sul posto e trovare sistemazione nei taxi. Si è formata una carovana di macchine, a circa 5 mt. di distanza l’una dall’altra, nelle quali hanno trovato sistemazione 20 persone, verso il border di Erez. Non sono mancate le pressioni da parte del personale della sicurezza israeliana che, al momento del visto, hanno tentato di dissuaderci dal proseguire verso Gaza.
Nel cielo, più volte, abbiamo visto missili Qassan provenienti dalla striscia di Gaza intercettati dagli scudi israeliani. Il passaggio tra il border israeliano e quello palestinese è stato il più difficile e pericoloso: per 2 km circa esposti ai lanci di bombe e mitragliate.
Attraverso Beit Hanun e Jabalia, deserte: solo a Gaza city qualche macchina è in strada. Macerie di edifici ovunque. Al Medical Relief mi dicono che restare nell’immobile dove hanno l’appartamento non è sicuro: potrebbe essere bombardato poichè, pare, che nell’edificio abbia sede anche un’organizzazione di Hamas. Gli attacchi israeliani sono volti a colpire i membri di Hamas, le strutture e gli edifici governativi: caserme, centrali di sicurezza, ministeri sono già stati colpiti o sono nel mirino.
Da una settimana le scuole sono chiuse, gli uffici governativi svuotati. Lo Shifa hospital, il più grande ospedale pubblico della striscia di Gaza, è in serie difficoltà: nell’emergenza è il luogo dove si riversa la maggioranza dei feriti della zona nord e centro della Striscia. Stamattina si faceva il conto dei posti letti disponibili, solo 60 su 700 posti letto. Dei 1000 feriti di questi giorni, di cui 277 sono bambini, 7 pazienti sono stati trasferiti in Egitto per le cure. Dei 120 martiri 28 sono bambini. Causa l’assedio, le medicine scarseggiano così come materiali sanitari monouso. Se il fabbisogno mensile di medicinali per lo Shifa hospital è calcolato per una spesa di circa 3 milioni di dollari, dopo queste emergenze il costo sanitario generale si moltiplica. Attualmente il generatore dell’ospedale ha un’autonomia di gasolio per ancora 10/15 giorni.
Nella sola giornata odierna ho visitato due bambini feriti, ricoverati allo Shifa hospital e un altro che ho trovato nel reparto di radiologia, appena ricoverato. Sono bambini che, in futuro, avranno bisogno di cure e sostengo.
Mentre scrivo – sono le ore 21 circa – non cessano i bombardamenti via cielo e via mare.
A Beit Hanun, i tanks sono molto vicini alle case e altri stanno muovendo nell’area a nord di Gaza City. Solo domani potremo vedere quanta distruzione è stata fatta. Qui, appena fa buio, non si muove nulla se non i mezzi di soccorso. Nel pomeriggio, gli organi di informazione israeliani avevano comunicato che all’imbrunire avrebbero sparato contro qualsiasi cosa in movimento. Inoltre, nelle zone a nord di Gaza City, sono stati lanciati volantini nei quali si dava indicazione alla popolazione di lasciare le case perchè l’area sarebbe stata bombardata. Mentre scrivo, mi comunicano che sono state aperte le scuole dell’Unrwa in località Beit Layha e Beit Hanun e tante famiglie si stanno spostando nella speranza di trovarvi un luogo sicuro. Grande è la rabbia e la disperazione dei palestinesi di fronte ai crimini che Israele, ancora una volta,a nel silenzio assoluto della comunità internazionale, sta compiendo in particolare contro i bambini.

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