L'insegnamento di Sarajevo
Vent'anni fa, in questi stessi giorni, eravamo a Sarajevo (http://www.balcanicaucaso.org/Media/Gallerie/Sarajevo-la-marcia-dei-500-vent-anni-dopo). In cinquecento. Partiti sull'ispirazione di don Tonino Bello che scrutava nel futuro un modo realmente alternativo alle guerre per risolvere i conflitti. Sognava una società civile che sapesse rispondere senza deleghe e con responsabilità. Eravamo sotto le bombe e nel mirino dei cecchini appostati attorno alla città. Ma eravamo anche vicini alla gente che la guerra la subiva e non la sceglieva. Non la semplice solidarietà delle dichiarazioni, ma una presenza, una stretta di mano e un abbraccio, la convinzione che non esistono solo quelli che si voltano dall'altra parte, che c'è una responsabilità collettiva in un pianeta che è diventato villaggio globale. La consegna di quell'iniziativa al mondo della pace è di proseguire nello studio e nell'azione per superare la resistenza passiva e riuscire sempre a giocare un ruolo da protagonisti nei conflitti. Ma anche una strada per imparare a leggere in profondità le guerre di oggi dove il bene e il male non abitano mai in due fronti diversi e contrapposti, dove bisogna in ogni caso scegliere di schierarsi sempre dalla parte delle vittime. Dove continua ad essere complice il silenzio del resto del mondo e - spesso - quello di coloro che dicono di amare la pace ma, barando su una consonante, finiscono per aRmare la pace.