MOVIMENTI

Cambiamenti possibili

La Rete Italiana Villaggi Ecologici si incontra al Giardino della Gioia: un’esperienza di condivisione, celebrazione e connessione.
Marco Romano Coppola

Dinanzi a una realtà sociale svuotata dei valori di collaborazione e condivisione, dinanzi a un modello economico che marginalizza, condanna e uccide, dinanzi a una rete relazionale sottomessa a codici e restrizioni socio-culturali, dinanzi a una situazione ambientale disastrosa e palesemente insostenibile, c’è chi, sulla Terra, decide di voltare pagina, e di iniziare a scrivere una nuova storia.
Una storia di cambiamento. E cambiamento nella nostra storia significa ricominciare. Ricominciare ad amare la Terra, a restituire valore a ciò cui questo è stato tolto e mortificato, significa riuscire a vedere e coltivare il miracolo che costantemente avviene dentro e fuori di “noi”.
Ricominciare a stabilire un contatto con la Madre e quindi autoproduzione e autosufficienza, energetica e alimentare.
Significa riappropriarsi di ciò che ci è stato sottratto nel nome di un progresso freddo e artificiale, riappropriarsi delle tecniche, delle conoscenze e delle arti, delle mani per fare e dei piedi per camminare.
Significa vivere in comunità fondate sull’aiuto reciproco e la vicinanza, sul “condivivere”.
Significa spegnere la televisione e accendere la visione, e tornare così a essere seme e sale della Terra. Questa, sì, che è una storia Vera.
È la storia dei villaggi ecologici, comunità ecosostenibili che iniziano a formarsi in Italia negli anni Settanta, e oggi presenti un po’ in tutta la penisola, ognuna con una storia e con caratteristiche proprie.
Dal 1996 questi villaggi si riuniscono nella Rete Italiana Villaggi Ecologici, la R.I.V.E., una rete permanente di collaborazione che riunisce una ventina di comunità, più numerosi progetti, associazioni e singoli interessati allo sviluppo dell’idea comunitaria.
Sul manifesto RIVE si legge: “Vogliamo costruire un mondo nel quale armonia, fiducia e pacifiche relazioni tra gli uomini e rispetto per ogni essere vivente, porti ciascuno ad acquisire coscienza di sé, conducendo un’esistenza ecosostenibile. Un mondo di comunità e di individui che si prendono cura l’uno dell’altro, che condividono le loro esistenze, certi che solo abbracciando varie culture, armonizzando i loro comportamenti con la natura possono porre le basi di un mondo diverso, per assumere un nuovo atteggiamento di fronte alla vita, al lavoro, alle relazioni, fondato sul vivere comunitario e solidale”.
Dal 2008 Rive organizza incontri aperti a tutti, comunità, progetti o semplici curiosi, in cui queste realtà possono conoscersi, scambiare, creare. Dall’1 al 4 novembre ha avuto luogo il secondo incontro RIVE per il sud Italia, in Puglia, Gargano, Giardino della Gioia.
Eccoci adesso all’interno di un oliveto di antichi e sinuosi magnifici alberi, su una terra rossastra, affacciata sul mare, nella e con la quale è sorto, dal nulla e dal Tutto, un villaggio di tende, di strutture in legno, canne, paglia e terra, e di yurta, tende mongole dalla forma circolare.
Un villaggio dedito all’autosussistenza attraverso la coltivazione di due orti sinergici, all’autoproduzione energetica attraverso l’uso del fotovoltaico e della minimizzazione dei consumi, al riutilizzo delle acque attraverso la fitodepurazione e l’uso di compost toilet o bagno a secco.
Un villaggio che sceglie di fare un percorso insieme di crescita personale e collettiva, un percorso di consapevolezza e, come passo naturale successivo, di devozione verso il Tutto che Tutto racchiude.
Circa 150 persone provenienti da tutta Italia hanno preso parte all’incontro, cui erano presenti la Comune di Bagnaia, Corricelli, Rays, il Popolo degli Elfi dalla Toscana, Arcipelago Sagarote dalla Calabria.
Un incontro cocreato dagli stessi partecipanti, i quali hanno messo a disposizione di tutti i loro saperi, tecniche e capacità: ecco quindi tanti incontri di formazione e condivisione, su come fare e curare un orto sinergico, come fare il pane, sul metodo del consenso e sul cerchio decisionale ed emotivo, sulla comunicazione nonviolenta, il dragon dreaming e sulla meditazione tantrica.
E, inoltre, tanta musica, e pasti consumati ritualmente in cerchio, e fuochi alla sera, intorno cui danzare, benedetti dalle stelle.
L’ultimo giorno l’aia si è fatta mercato, e in molti sono giunti dai paesi vicini, mentre le pizze entravano e uscivano dal forno costruito in terra cruda e sassi.
Quattro giorni di scambio, unità e celebrazione, per gettare semi, che il tempo e la coscienza faranno germinare.
Il sentiero è stato tracciato, sottile e argenteo, e adesso sta a noi imparare a scorgerlo, tra giganti di cemento e montagne di spazzatura. Iniziare a percorrerlo e lasciare, per via, piccoli indizi per i viandanti che verranno poi.
Un pugno di farina, un abbraccio a uno sconosciuto, una scintilla negli occhi.
Perché l’amore e la cura per ciò che cresce, la possibilità di vivere con semplicità e gratitudine, il sentirsi Uno nella grande famiglia umana, sono ricchezze troppo grandi e tesori troppo preziosi perché possano cadere nell’oblio.
E allora a noi il compito di mantener viva la visione, nutrendola dei nostri atti e dei nostri pensieri e farla esistere qui, ora, sulla Terra, con l’umiltà di chi sa di essere soltanto un pellegrino di passaggio nel molto del Mondo.
A noi tutti, un buon cammino.

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