ELEZIONI USA

Oltre gli slogan

La perdita di speranza, le elezioni politiche statunitensi e il cambiamento promesso.
Paul Arpaia (docente universitario, già membro dell’Associazione delle vittime dell’11 settembre )

C’era di che preoccuparsi nel lontano 2008 quando Obama ha vinto le elezioni. Appena contati i voti, lo slogan “cambiamento” è diventato una parola morta. Non si parlava più dello strascico della politica dell’amministrazione Cheney-Bush. Con il crollo di Wall Street, era facile distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dai peccati della passata amministrazione repubblicana: i delitti contro la pace con la guerra di aggressione in Iraq, i delitti di guerra e i delitti contro l’umanità condotti dalla “West Wing” della Casa Bianca, e la noncuranza verso i misfatti dei titani finanziari degli USA, verso lo sfruttamento dei poveri da parte delle banche e verso gli immigrati, soprattutto quelli trapiantati dai loro genitori che entravano in America in clandestinità. Obama si dichiarava deciso a “non guardare indietro”. Quando ha accettato il Nobel per la pace nel 2009, ha elogiato la guerra preventiva. In realtà ha portato avanti la cosiddetta guerra al terrorismo iniziata da Cheney e Bush. Non si parlava più di abrogare il “Patriot Act”. Invece, Obama ha firmato il prolungamento della nostra guerra-non-guerra nel 2011 con un “autopen”. Ma davvero! Si è servito di una macchina robotica per firmare una proposta di legge che permette agli Stati Uniti di continuare una guerra che diviene sempre più robotica.

Una guerra aperta
La scoperta che Obama ha una lista di persone da eliminare con i “drones”, automi della morte, dovrebbe dare i brividi. Essi colpiscono individui che si trasformano, nella logica di questa guerra super-moderna, in terroristi, semplicemente per il fatto che sono diventati vittime di tali automi della morte. Sotto la guida di Obama, l’esercito si è ritirato dall’Iraq per essere sostituito da 5,000 privati. La guerra, che era sempre nascosta grazie alla complicità tra l’amministrazione Cheney-Bush e i mass media, ha continuato a essere nascosta. Invece della trascuratezza dell’amministrazione Cheney-Bush in Afghanistan, Obama ha promosso una maggiore presenza militare nel Paese. Questa politica, tuttavia, non ha concluso la guerra. Tutt’altro! Ha provocato perdite pesanti fra i civili e vittime fra i soldati della coalizione dei pochi Stati che avevano seguito la logica-non-logica di Obama. Invece di portare Osama bin Laden davanti ai giudici, Obama ha giustiziato sommariamente il nemico pubblico numero uno degli USA e, con questo atto, si è vantato del successo della sua politica estera.
La sua vittoria politica domestica è stata l’ “Affordable Care Act” – il cosiddetto “Obamacare”. Ma bisogna ricordarsi che l’idea era stata proposta dai Repubblicani nel 1995 come una “free market” alternativa al programma di assicurazione sanitaria per tutti (cittadini e non) presentato da Hillary Clinton durante la presidenza di suo marito. A quel tempo i repubblicani avevano proposto un sistema privato in cui una parte dei cittadini avrebbe dovuto acquistare una polizza d’assicurazione sanitaria da compagnie per profitto – esattamente quello che ha proposto Obama nel 2009. Quindi, ciò che si pensa sia stato un passo in avanti per la sinistra è stata invece la vittoria di un’idea proposta dai repubblicani quindici anni fa.

Il primo mandato
C’era ancora di che preoccuparsi durante il primo mandato di Obama. In particolare, due figure politiche nel Congresso hanno chiesto all’amministrazione di mantenere la promessa di cambiamento fatta da Obama nel 2008: Bernie Sanders, socialista e senatore dello Stato estremamente conservatore del Vermont, e Dennis Kucinich, rappresentante democratico dello Stato dell’Ohio, meno conservatore del Vermont, ma pure esso con un elettorato più di destra che di sinistra. Sanders ha tentato di convincere il Partito democratico ad abbracciare un’autentica politica di sinistra per creare una vera differenza fra repubblicani e democratici su altri problemi che non fossero l’aborto. Kucinich ha cercato di mettere in stato d’accusa Cheney e Bush durante il loro mandato e, nel 2008, ha tentato di iniziare un’indagine sui delitti dell’amministrazione repubblicana. Ma il Partito Democratico nazionale e Obama non avevano nessun desiderio di porre in stato d’accusa una politica che Obama stesso stava perseguendo. L’unico cambiamento dell’amministrazione Obama rispetto alla politica repubblicana degli ultimi quarant’anni è stata l’accettazione, dopo anni di tentennamento, del principio dei diritti civili per le coppie gay nel 2012. Questa incertezza da parte di Obama ha fatto alzare le ciglia a molti americani che avevano votato per lui nel 2008. Come poteva un presidente afro-americano, e un giurista per di più, non riconoscere che il divieto dei diritti civili ai gay era analogo al divieto dei diritti civili agli afro-americani? Sì, l’accettazione personale del presidente della Casa Bianca era un passo in avanti, soprattutto per i militari gay. Ma, insomma, con questo passo in avanti il Partito Democratico riconfermava la sua immagine dell’erede radical-chic di Ronald Reagan, iniziata con la presidenza di Clinton: un partito “forte” in politica estera e “severo” in politica interna. Gli anni di Jimmy Carter erano stati cancellati per sempre.

Campagna elettorale
C’era di che preoccuparsi durante la campagna elettorale del 2012 da parte dei democratici. Tanti democratici di sinistra – spodestati a livello nazionale da quando Bill Clinton e suoi alleati avevano trasformato il partito in un Partito Repubblicano radical-chic – erano rimasti più che delusi da un presidente che non rispondeva alle aspirazioni pre-elettorali del 2008. Il Partito Democratico dello Stato dell’Ohio, con la complicità del Partito Democratico nazionale, ha fatto tutto il possibile per sconfiggere Kucinich – e c’è riuscito. Il Partito Democratico non poteva tollerare uno dei loro che gli faceva ricordare che fare parte del Partito Democratico un tempo significava sostenere i diritti umani, i poveri e la pace negli USA e nel mondo. Per di più, nessun democratico voleva contestare un presidente afro-americano. La cosiddetta colpa liberale era troppo forte. Nel 2012 Obama non parlava più né il linguaggio della riscossa morale né di rettificare l’ineguaglianza sociale negli Stati Uniti che adesso, nel 2012, è peggiore di quella esistente alla fine dell’ Ottocento.
C’era di che preoccuparsi ancora di più durante la “prima” Repubblicana. I candidati facevano a gara tra loro per maledire immigrati, non-bianchi, poveri, gay, donne single e donne sposate che non accettavano l’ideale repubblicano della donna tutta casa e chiesa. Erano contro i musulmani, gli arabi e i francesi (i conservatori statunitensi detestano i francesi). Dichiaravano che tutti coloro che non erano d’accordo con loro erano liberali, socialisti, comunisti e fascisti – tutto in una volta! Attraverso il canale televisivo Fox, cercavano di far credere che i repubblicani conservatori erano i soli autentici americani, mentre tutto il resto del Paese era anti-americano. Volevano portare la “guerra santa” contro i nemici degli Stati Uniti nel mondo: Russia, Siria, Iran, e Palestina, tanto per cominciare.
Cosa potevo fare e cosa potevano fare tanti altri dei miei compatrioti di buona fede? Con il “Patriot Act” il governo federale ha acquistato un potere senza pari sui cittadini americani. Il governo può arrestare chiunque senza processo e senza dire niente a nessuno. Le amministrazioni Cheney-Bush e Obama hanno confermato il “diritto” di sottoporre alla tortura chiunque e senza impunità (l’amministrazione Obama ha solo dichiarato che non avrebbe usato la tortura). Si spendono miliardi per le guerre segrete e non, ma non si pensa agli americani analfabeti, malnutriti o disoccupati. Anche se Obama non parlava più di un cambiamento, la vittoria di Romney era un incubo. Chi sogna di vedere gli Stati Uniti impegnati in una politica che tutela i diritti civili e che lavora per l’uguaglianza civile e per la pace ha dovuto tapparsi il naso il 6 novembre e votare per i democratici.
C’è sempre il 2016, e c’è tanto lavoro da fare.

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