I colloqui della speranza
Incrociamo le dita. Dopo sei giorni di pausa sono ripresi a La Havana i colloqui di pace tra FARC (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia) e governo colombiano in un clima che viene definito di alta tensione. Non mancano le contraddizioni, i ritardi e le reciproche accuse di violazione della tregua concordata, ma il fatto che si prosegua nel dialogo è positivo. Un segnale che illumina il lungo tunnel di 50 anni di conflitti, violenze, distruzioni, sofferenze e lutti. L'ordine del giorno è particolarmente nutrito perché si dovrà trattare su cinque punti: il problema della terra, il narcotraffico, la resa del gruppo armato, la sua partecipazione alla vita politica, i risarcimenti alle vittime del conflitto. Ci fosse un po' più di attenzione internazionale il cammino sarebbe più rapido e sicuro. Basterebbe comprendere che quello che sta avvenendo in Colombia non riguarda solo la Colombia. Questo villaggio globale in cui viviamo non ci consente nemmeno un po' di voltarci dall'altra parte e di far finta di nulla. Solo per fare un esempio, dall'esito di quell'accordo dipende anche la quantità di cocaina che invade gli USA e l'Europa. L'indifferenza della comunità internazionale sarebbe un silenzio colpevole. Non per omissione ma per connivenza.