La formula del giuramento

7 febbraio 2013 - Tonio Dell'Olio

A Vigonovo in provincia di Venezia vive un signore marocchino che è in Italia da 21 anni. Ha superato da almeno 11 anni i tempi per poter richiedere e ottenere la cittadinanza italiana. La trafila è lunghissima, la pratica deve essere accuratamente esaminata dagli uffici competenti del Ministero degli Interni e infine controfirmata dal Presidente della Repubblica. Oltre tre anni è durato l’iter e alla fine sono stati richiesti anche 200 euro per le spese di istruttoria. Questo signore non ha alcun precedente penale e lavora come sabbiatore di metalli indossando una mascherina perché quel lavoro comporta qualche rischio per la salute ed è questo il motivo per cui non ci sono italiani disposti a farlo. Finalmente arriva il 29 gennaio, il giorno in cui, davanti al sindaco Damiano Zecchinato, eletto nelle fila della Lega Nord, il nostro neoconcittadino deve pronunciare la formula del giuramento: “Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservare lealmente la Costituzione e le leggi, riconoscendo la pari dignità sociale di tutte le persone”. Quel signore nato in Marocco, in 21 anni l’italiano lo ha imparato, ma si impappina e non riesce a pronunciare bene la formula. Il sindaco lo interrompe e gli chiede di ritornare dopo sei mesi affidandolo al servizio sociale del Comune perché provveda a insegnargli l’italiano. Peccato che dopo sei mesi decadrebbe il provvedimento in cui gli si riconosce l’idoneità alla cittadinanza. Una palese ingiustizia, una decisione arbitraria (non spetta infatti al sindaco riconoscere i requisiti per la cittadinanza) e un atto di razzismo. Non conosco la preparazione culturale del sindaco ma dalle informazioni ufficiali (www.comuni-italiani.it) risulta di professione calzolaio e col titolo di scuola media inferiore. Ciò di cui sono certo è che in Parlamento siedono persone che non riescono a parlare un corretto italiano. Come Eraldo Isidori eletto nelle liste della Lega Nord. Leggo da Wikipedia: Noto alle cronache per l'intervento alla Camera dei deputati del 28 novembre 2012, sulla situazione delle carceri italiane. Il discorso, confuso e privo di coerenza logico-sintattica, è diventato celebre, in breve tempo, su scala nazionale: "Il carcere è un penitenziario, non è un villaggio di vacanza. Si deve scontare la sua pena per scritta, che gli aspetta. Lo sapeva prima a fare il reato. Io ritengo come Lega, di non uscire prima della sua pena erogata". Cosa ne pensa il sindaco di Vigonovo, affidiamo anche lui ai servizi sociali del suo comune?

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