8 marzo
Uteri che si sono dischiusi al nascere. Vita che genera vita. Quelli che ci hanno messi al mondo. Uteri che partoriscono la storia e il mondo intero. Ci vuole abilità per assegnare il genere maschile anche all'utero. Abilità e fantasia perversa. Di maschi che si sentono padroni del tutto. Anche del miracolo del nascere. Perché non si partorisce con la spinta dei fianchi ma con quella del cuore. E forse è questo che si fa fatica a credere e a comprendere. Anche per quelle donne che non hanno mai dischiuso l'utero ma hanno partorito. Eccome! E hanno dato vita generando nella fatica quotidiana l'arte e la bellezza. Anche quando erano operaie con grembiuli in serie o borse della spesa del mercato rionale. E hanno prestato mani e mente, estro e colore, quella dolcezza indispensabile al cammino dell'umano, della vita e d'ogni cosa. Perché se il mondo non è affollato di mostri è per via di una carezza di mano di donna che ha scongelato i cuori, ha fatto annegare grumi di rabbia, ha dato respiro a speranze sepolte, ha aperto gli occhi dell'anima. Semplicemente ci ha preparati nella palestra del mondo quasi a scaldarne i muscoli. Questo non è solo il tempo di dire grazie, ma di aprirsi a riconoscere tante fatiche discrete ma mai anonime, magari solo un cenno o un silenzio e fargli spazio anche in quel potere che ha urgenza d'essere trasfigurato in servizio.