Secondo coscienza
Mi ha sempre fatto sorridere amaramente la formula utilizzata dai partiti tradizionali in alcune circostanze della vita parlamentare quando il capogruppo o il segretario dichiaravano: "Abbiamo lasciato i nostri parlamentari liberi di votare secondo coscienza". Puntualmente mi chiedevo piuttosto come votavano solitamente. Ritengo che gli elettori scelgano i propri rappresentanti proprio perché votino secondo coscienza. Potrà piacerci o no ma "votare secondo coscienza" è sicuramente meglio ed eticamente più coerente che votare secondo ordini di scuderia, sulla base di strategie di partito, secondo le logiche della contabilità tattica o dell'opportunità del momento. Quella della coscienza per i credenti è la voce di Dio in ciascuna persona, per chi dice di non credere è adesione profonda alle proprie convinzioni personali, etiche, ideali... Il dibattito che si è sviluppato in questi giorni attorno all'elezione dei presidenti di Camera e Senato è francamente ancora più fuori luogo perché si trattava di scegliere non un orientamento o una legge, quanto una persona che meglio potesse garantire i valori e il funzionamento dei luoghi più alti della nostra democrazia. Non votare secondo coscienza in passato è servito a garantire interessi e privilegi personali o di categoria, di gruppi di potere e di cittadini più uguali degli altri, a varare leggi e strumenti che destinavano risorse a scatole vuote e le sottraevano a servizi utili (quando non indispensabili) per i cittadini, a promuovere politiche economiche infami e a consacrare come vero ciò che era palesemente falso. Cari deputati e senatori, per favore, per Costituzione, per amore del Paese, votate sempre secondo coscienza! Forse non riuscirete sempre a salvaguardare la vita di una maggioranza instabile o di una coalizione, ma almeno avrete rianimato un pezzo di verità. Forse il rinnovamento della politica passa anche attraverso la coerenza delle scelte della coscienza e non delle segreterie.