21 marzo
È il primo giorno di Primavera. Giorno di occhi puntati verso il cielo a cercare un varco oltre le nubi, un accenno di arcobaleno, un timido raggio di sole a sgomitare gentilmente. A cercare di decifrare il cielo della politica, del mondo intero, della chiesa, della società. Perché alla fine la Primavera non puoi impedirla. Nè ritardarla. Arriva come una sorpresa con il primo garrire delle rondini e con il silenzioso fiorire di mandorli. Quando ti meraviglia il verso trasognato dei poeti e la follia delle parole dei profeti. Per questo il primo giorno di Primavera è anche giornata della memoria delle vittime di mafia. Perché non sia mai vano quel prezzo - il più alto - pagato dagli onesti che a piedi nudi hanno sfidato la violenza, l'arroganza e la prepotenza. Di mafie di affiliati e di clan anonimi e a piede libero insinuatisi tra la gente e nella vita, nella mente e nelle coscienze. Si illude colui che pensa che vittime stia per sconfitti. La vittima solo è sconfitta dall'oblio e non dalla morte. Per questo la memoria non è l'allucinazione dei deboli ma la Primavera degli onesti. È semmai la forza di una consegna. È vita che contagia vita. È il perimetro della speranza che sconfina nella trama dei giorni. È valore che si infiltra quasi clandestinamente nella banalità delle parole e dei pensieri apparentemente inchiodati all'omertà. Per questo facciamo bene a scrutare il cielo anche oggi e a rintracciare quei nomi e quei volti come un timido raggio di sole tra le nubi.