Il Papa e le donne
Non si sa perché gli uomini riescono a incespicare nell'incontro con noi, anche quando ci vogliono bene. A Napolitano, un gentiluomo che finalmente dice “ministra” con la desinenza in -a, gli viene in mente che i “saggi” sono solo uomini. Il Papa, che fin qui ha detto parole e compiuto gesti affettuosi per tutti, è entrato, inavvertitamente, nella sostanza di contestate richieste “di genere” proprio pensando a noi, che abbiamo visto per prime il Risorto (mentre i maschi stavano chiusi in casa per evitare la polizia e Pietro continuava a piangere per aver rinnegato tre volte il suo Signore). Quindi, dice papa Francesco, siamo “migliori” e, infatti, siamo “madri” (ed era il momento buono per ricordare alcune “madres” del suo Paese, quelle di Plaza de Mayo).
Un complimento o una svolta?
Le donne, in genere, si fidano un po’ meno delle parole maschili e incominciano a chiedere che i fatti corrispondano: non sappiamo che cosa farà papa Francesco, dopo questo periodo di entusiasmi suoi e di tutti. Per quello che ci riguarda, vorremmo che chiamasse qualche teologa americana della Federazione delle religiose cattoliche messa sotto inchiesta per “femminismo” e qualche biblista che riesaminasse con lui le ragioni che hanno attribuito agli evangelisti l’invenzione del primato di Pietro, dal momento che Gesù aveva affidato l’annuncio (“va’ e annuncia ai fratelli...”) a una donna. E che predisponesse una campagna di evangelizzazione dei maschi... Come uomo Gesù non ammetteva la violenza del patriarcato contro le donne nemmeno nel pensiero e chiedeva a tutti – a partire da quella famiglia che non viene mai menzionata nei Vangeli – la responsabilità.