Se serve faremo la guerra...
“Se serve faremo la guerra… e serve, serve…”. Verrebbe da pensare che sono parole pronunciate dal dittatore Nord coreano, Kim Jong-Un. Oppure da qualcuna delle parti che stanno combattendo in Siria. O da qualche esponente Nato dopo i bombardamenti di questi giorni che hanno ucciso (‘No, solo ferito’, precisa la Nato) almeno 10 bambini e 2 donne.
E invece, queste frasi che invocano la guerra sono arrivate domenica scorsa dal palco di Pontida, durante il raduno della Lega Nord.
“Ma dai, si sa – verrebbe da commentare – sono le solite battute un po’ esagerate della Lega. Sono solo parole. Ormai ci siamo abituati”.
Eh sì, il rischio è proprio quello di abituarci.
Dallo stesso palco di Pontida abbiamo sentito e visto applaudire l’ex Ministro Maroni per aver fatto più ‘respingimenti’ lui che tutti i suoi predecessori messi insieme. Un bel vanto? Una bella vergogna! Ma il rischio è di abituarci, anche a ciò che calpesta i più elementari diritti umani, per non parlare del Vangelo.
E i respingimenti sui nostri mari, sulle nostre coste, con tutte le conseguenze di tragedie, di morte, sono purtroppo un dato, non solo parole!
Come a dire: quando le parole, anche apparentemente esagerate, trovano persone che le trasformano in scelte concrete diventano realtà. Magari un po’ ci si dimentica e un po’ ci si fa l’abitudine.
È preoccupante, con tutte le guerre più o meno dimenticate che sono in corso, sentire queste parole sulla guerra, con un po’ di assuefazione, ancora di più perché siamo a pochi giorni dal cinquantesimo anniversario della Pacem in Terris di Giovanni XXIII, 11 aprile 1963.