La curiosità
“Non ho particolari talenti, sono solo appassionatamente curioso”, scriveva Albert Einstein nel 1952 a Carl Seeling. Detto da uno scienziato di quella levatura c'è da credergli! Per questo dovremmo sentirci incalzati dal proporre la curiosità, non tanto come disciplina curriculare, quanto come metodo che accompagni lo studio e l’apprendimento della matematica e della geografia, della filosofia e della storia, della letteratura, delle religioni, dell’arte, della scienza… I non-curiosi sono uomini tristi inesorabilmente fermi agli stalli di partenza. Perché la curiosità è il buono pasto che la vita ci concede gratuitamente per nutrire il cervello. E l'anima. Come amava ripetere sempre lo stesso Einstein: “La cosa più importante è non smettere mai di domandare”. Se questa semplice regola fosse seguita anche nella politica e nell'economia, nelle chiese (intese come confessioni religiose) e nell'azione sociale… riusciremmo a rispondere meglio ai bisogni reali e alla vita delle persone piuttosto che alle teorie elaborate nei gabinetti asettici del pensiero disincarnato. Non ci resta che sperare (e operare) nel riscatto di un’epoca in cui le sole curiosità che sembrano avere successo riguardano il gossip e sollecitano la morbosità piuttosto che la conoscenza.