Armi italiane

8 maggio 2013 - Tonio Dell'Olio

C'è ancora qualche settore in cui lo spread tra Italia e Germania si risolve a favore del nostro Paese. È il caso della produzione ed esportazione di armi di piccolo taglio in cui, per quanto riguarda l'Europa, siamo secondi solo alla Francia. Secondo il rapporto di Small Arms Survey, il progetto di ricerca indipendente con sede presso il Graduate Institute of International Studies di Ginevra, nel mondo circolano 875 milioni di piccole armi prodotte da più di 1.000 aziende dislocate in circa 100 paesi. E l'Italia fa la sua figura perché tradizionalmente è considerata tra i paesi produttori più all'avanguardia. Apprezzati in USA dove l'industria bresciana Beretta fa parte della lobby (National Rifle Association) che frena la riforma che potrebbe salvare molte vite umane, non disdegnamo di esportare anche verso paesi molto discussi in tema di rispetto dei diritti umani. È il caso del Gabon in Africa e del Turkmenistan (penultimo tra i paesi al mondo per tutela dei diritti umani). Giorgio Beretta, ricercatore di Rete Disarmo, calcola che il fatturato complessivo delle industrie armiere bresciane per il 2012 sia stato di 36,5 miliardi di euro. Opinione diffusa anche tra i nostri politici è che in tempo di crisi non si possa andare tanto per il sottile e che questo nostro comparto industriale rappresenti una sorta di "fiore all'occhiello". Peccato (nel senso pieno del termine) che ci sia anche un costo di vite umane che non viene considerato al momento del calcolo dei risultati.

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