Nella Valle dei Templi
Sono passati vent'anni (9 maggio 1993). Nella Valle dei Templi Giovanni Paolo II per la prima volta tuonò con voce possente e fuori da ogni protocollo contro "gli uomini della mafia". La ragione di quel grido - ce lo ricorda questa mattina Toni Mira dalla pagine di Avvenire - è da comprendere nell'incontro che il Papa aveva avuto poco prima con i genitori di Rosario Livatino, "il giudice ragazzino" ucciso all'età di 37 anni. Ida Abate, l'insegnante di latino e greco di Rosario è testimone di quell'incontro: «La madre non disse una parola, mentre per tutto il tempo dell’incontro il Papa le teneva le mani, guardandola con tenerezza e sofferenza. Il papà continuava a dire "Santità, avevamo solo lui, ce lo hanno ammazzato". Sono i testimoni diretti, le vittime a convertire i cuori. A innestare nella coscienza quell'indignazione feconda che mette in moto la partecipazione, l'impegno, la volontà di fare qualcosa. È successo così anche per il Papa polacco che forse di mafia sapeva poco e niente, ma che in quell'occasione si trovò a frequentare come un corso accelerato di antimafia sociale. Poi tradusse il tutto nel suo stile, col suo linguaggio, con la sua sensibilità. Al termine dell'incontro, il Papa riferì al vescovo di Agrigento: «Una cosa è leggerlo sui giornali o vederlo alla televisione, ma altro è vedere direttamente quel volto di madre dolorosa». E poche ore dopo, dal palco, al termine della Messa, gridò: "Convertitevi! Verrà il giudizio di Dio!". Cosa Nostra non tardò a rispondere. In quello stesso anno ci furono le bombe a San Giorgio al Velabro e a San Giovanni in Laterano (28 luglio) e venne ucciso padre Puglisi (15 settembre).