Cristianesimo e natura
Una certa visione del cristianesimo e del giudaismo ha contribuito a generare la crisi ecologica in atto. Il dominio indiscriminato e lo sfruttamento della terra altro non sarebbero che le conseguenze del comando di Dio all'uomo di soggiogare e dominare la terra (Gn 1,26-28). Allo stesso modo la natura intesa come realtà creata è stata ridimensionata rispetto alle considerazioni che godeva presso le religioni pagane dove spesso era proprio la terra a generare. Infine il cristianesimo è alla base della perdita della concezione ciclica del tempo a tutto vantaggio di una visione lineare che genera progresso. Quest'ultimo aspetto ha causato uno sviluppo sfrenato e senza regole della scienza e della tecnologia senza alcun rispetto per l'ambiente. A parlare per primo di questo rapporto nefasto tra cristianesimo e natura fu Lynn White negli USA nei primi anni 60. Oggi abbiamo una nuova consapevolezza della volontà del creatore che non ha mai inteso chiedere all'uomo un dominio sfrenato sul creato, né gli ha voluto affidare un potere senza regole. La verità semmai è che abbiamo ricevuto il creato in comodato d'uso dal Creatore e dobbiamo rendere conto a lui del nostro operato. Una natura che porta impressa l'orma di chi l'ha voluta armonica e bella e ha posto l'uomo piuttosto come custode. E a noi spetta di non tradire né il mandato né la fiducia. D'altra parte avremmo dovuto imparare la lezione da tempo. Quando non rispettiamo la creazione, procuriamo un danno o una minaccia alla nostra stessa vita. La stessa parola uomo deriva da humus che significa terra. E non c'è fede in cui la terra non sia la madre del genere umano, colei che lo genera, lo nutre e se ne prende cura. Chiede solo d'essere ricambiata con rispetto.