Verità e amore
Papa Francesco ha inaugurato uno stile nuovo di comunicazione con lo strumento delle omelie quotidiane pronunciate a braccio ogni mattina nella cappella della residenza di Santa Marta. Così, ieri mattina, ha affrontato il tema del linguaggio e dell'atteggiamento che il credente deve avere nei confronti della comunicazione. Da bandire è soprattutto l'ipocrisia. L’ipocrisia è il linguaggio della corruzione, e non certo il «linguaggio di verità, perché la verità — ha precisato il vescovo di Roma — mai va da sola: va sempre con l’amore. Non c’è verità senza amore. L’amore è la prima verità. E se non c’è amore non c’è verità». Gli ipocriti invece «vogliono una verità schiava dei propri interessi». Anche in costoro c’è una forma di amore; ma è «amore di se stessi», una sorta di «idolatria narcisista che li porta a tradire gli altri e porta agli abusi di fiducia». Invece, «la mitezza che Gesù vuole da noi non ha niente, niente a che fare con questa adulazione, con questo modo zuccherato di andare avanti. Niente. La mitezza è semplice, come quella di un bambino; e un bambino non è ipocrita, perché non è corrotto. Quando Gesù ci dice: il vostro parlare sia: sì, sì, no, no, con animo di bambino, ci dice il contrario di quello che dicono i corrotti». Tutti noi, ha riconosciuto Papa Francesco, in realtà abbiamo «una certa debolezza interiore» e ci piace «che dicano cose buone di noi». E a tutti piace, perché in fin dei conti un pizzico di vanità lo abbiamo tutti. I corrotti lo sanno e con il loro linguaggio «cercano di indebolirci». Dunque «pensiamo bene oggi — ha raccomandato — qual è la nostra lingua: parliamo in verità con amore o parliamo un po’ con quel linguaggio» che ci porta a dire cose belle che non sentiamo come tali? «Che il nostro parlare sia evangelico» ha auspicato il Santo Padre. E «chiediamo oggi al Signore che il nostro sia il parlare dei semplici, il parlare da bambino, parlare da figli di Dio: dunque, parlare nella verità dell’amore».