La bambola di Lea

14 giugno 2013 - Tonio Dell'Olio

Le hanno denominate “Lea” in onore di Lea Garofalo, la testimone di giustizia vittima della violenza ‘ndranghetista trucidata dal suo stesso compagno e padre di sua figlia. Sono le bambole di pezza realizzate dalle donne in difficoltà che hanno partecipato ai laboratori creativi promossi dall’associazione “Libere Donne” e dal comune di Crotone, con la collaborazione dell’azienda sanitaria provinciale. Nell’intenzione dei suoi ideatori, la bambola “Lea” vuol lanciare un messaggio preciso e cioè che “la donna non è un oggetto e che non deve essere vittima di nessun atto di violenza, né fisico, né psicologico”. Anna Curatola, vicesindaco di Crotone con la delega alle Pari opportunità, ha sottolineato l'importanza di sostenere le donne con azioni concrete e con la formazione. “Presto andremo nelle scuole a parlare dell'importanza del rispetto che si deve al ‘mondo rosa’ – ha annunciato Curatola – l’obiettivo è quello di creare nei ragazzi la necessaria coscienza per contrastare il fenomeno della violenza sulle donne”. La presidente dell’associazione “Libere Donne”, Katia Villirillo, ha evidenziato come con questo percorso formativo che ha portato all’ideazione delle bambole e non solo, “le donne in difficoltà hanno recuperato la dignità perduta, mortificata dalla violenza e dalla sopraffazione maschile. La bambola che porta il nome di Lea – ha affermato Villirillo – è una loro vittoria”. Il ricavato servirà per sostenere il lavoro che l’associazione sta svolgendo a favore delle donne in difficoltà. (www.improntalaquila.org)

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